Il Fatto Quotidiano pubblica un articolo in cui decanta un futuro radioso per il quartiere della Bolognina. L'aspetto interessante del testo è che per non risultare stucchevole deve anche fare i conti con la realtà ed il risultato finale è un poutpourrì di contraddizioni: dice che il quartiere conserva la memoria storica ma di questa menoria non parla e non può fare a meno di dire che attività storiche, luoghi di ritrovo e centro sociale son state chiuse o cacciati via, tanto che le uniche attività di cui l'articolo parla per esteso sono quelle in via d'apertura (in particolare lo Student Hotel, una sorta di catena di hotel-studentati da settecento- mille euro al mese di proprietà di una multinazionale). >

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L'articolo prosegue citando la crisi abitativa della città ricordando che in Bolognina si trovano ANCORA alloggi a cifre abbordabili ma tralasciando il fatto che proprio le nuove attività che decanta sono il traino all'aumento delle tariffe.
Decanta poi il ''miracolo'' del centro di Bologna ora dedicato ai turisti, senza accorgersi che in tutto l'articolo non viene mai citato nulla di buono per la popolazione locale. >

E qui la parte più ipocrita: l'articolo dichiara esplicitamente che la Bolognina dovrà affrontare negli anni a venire un ''doppio esame'' consistente nel consolidare la sua anima multirazziale e non farsi gentrificare.
Insomma: il testo elogia i ''miracoli'' gentrificatori imposti dall'alto su città e quartiere, non spende una riga a raccontare la storia del quartiere stesso, promuove le attività che fungono da volano all'aumento dei prezzi che sta frantumando la comunità del quartiere scacciando in primo luogo le famiglie di origine straniera ma poi si addossa sulle spalle degli abitanti del quartiere la responsabilità di mantenerne la multiculturalità non opponendosi alla gentrificazione ma preferendogli una sorta di 'gentrificazione buona, non ''svilente''.
ilfattoquotidiano.it/2020/01/1

@Ca_Gi Va bene criticare la gentrification ma la critica non può essere moralistica e nemmeno conto terzi.
Gli abitanti sarebbero gli attuali affittuari di case? I proprietari e abitanti o meno delle stesse case? Sono tutti abitanti ma possono avere interessi opposti. Servirebbero dei dati più specifici, ( edilizia pubblica, proprietà, numero di affittuari tipologia di affitti e canoni al mq,) che sono sicuramente in possesso del comune, per capire la questione. Si può fare controinformazione su questi dati? L'altro tema è la selezione sociale attraverso l'università. Vi ricordo ( voi bolognesi) che siete nelle zone più ricche del mondo, come noi romani. E i poveri stanno sempre meglio nelle zone ricche rispetto a quelle povere.. bel film appena passato Parasites...

@kep Il punto è che quando si parla di gentrificazione si parla di -processi- inizialmente calati dall'alto ma che poi si sviluppano su più livelli finendo per coinvolgere anche la gente del posto che, con la prospettiva di guadagni a breve termine, nel lungo termine finisce per cacciar via sé stessa dai propri luoghi (o meglio, la ''sé stessa povera''). Un esempio eclatante si ha coi centri storici di Barcellona e Lisbona.
Città, quartieri e paesi sono di chi li abita ed è parte integrante del suo tessuto sociale. Vero che chi possiede i muri può cacciar via il baretto del dopolavoro per far spazio ad un ''gourmet tipico emiliano'' fighetto e sovraprezzato parte di una catena gestita da pugliesi, ma con questo andazzo che ne è poi del quartiere?
Si rimpiange sempre la socialità perduta negli ultimi decenni >

@kep > ma poi, nel momento in cui bisogna scegliere se favorire/difendere/alimentare tale socialità si preferisce invece agire verso la sua disgregazione a favore di guadagni economici per l'appunto ''disgreganti'': via il centro sociale a favore di appartamenti-dormitorio, via il mercatino dell'usato a favore di un discount, via i negozietti di famiglia a favore di locali da apericena in cui gente di chissà dove si incontra prima di andar a mangiare in gourmet pseudo-tipici e poi tornare a casa loro grazie alla nuova tangenziale a km e km di distanza.

Bologna in questo è emblematico: l'immagine che si sta sviluppando è quella di un centro in cui trovi modenesi e forlivesi che pasteggiano mentre i bolognesi si rifugiano nei centri commerciali della periferia.

@Ca_Gi È il mercato. Non faremo l'elogio della tradizione e dell'identità spero. È vero, i poveri vengono espulsi nelle periferie o addirittura in provincia perché l'abitare è un servizio che ha costi alti. Parigi ha espulso anche la piccola borghesia. Eppure sono fasi economiche che non dipendono dalla volontà delle persone ma dalla trasformazione sociale. La città e più il suo centro è un capitale immateriale che andrebbe recuperato come bene comune. Ma per farlo bisogna superare il capitalismo estrattivo, che è appena iniziato. Una bella sfida.
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