In Piemonte hanno scoperto che il virus sosta sulle altalene in attesa di mammolenti culi, risale le gambe glabre dallo skate, non scivola dagli scivoli ma piove dagli aquiloni; aderisce curvilineo su ogni tipologia di palla per passare di rimbalzo in rimbalzo da mano in mano.
Non portate i bimbi al parco, portateli in fabbrica; è più sicuro. Che giochino con la pressa.
È passato troppo tempo e siamo abituati a render grazie per quel niente che si ha.
Come mai le informazioni storiche false o distorte, in grado di alimentare il «caos informativo», ricadono sempre più spesso nell'ambito di quella che è stata definita «postverità»? Perché si punta a coinvolgere emotivamente il pubblico per inibirne le capacità critiche? Quali manipolazioni vuole compiere chi diffonde questo tipo di informazioni?
E poi: «caos informativo» e «postverità» sono tratti distintivi della nostra epoca, o è possibile individuarne le tracce in altri momenti della storia del Novecento?
A queste domande ho cercato di dare una prima risposta in questo articolo, pubblicato sull'ultimo numero di Diacronie. Studi di Storia Contemporanea.
Se vi va, leggetelo. A me farebbe piacere sapere cosa ne pensate
Dalla serie Al telefono.
Durata della chiamata: 1h36'
Dall'altro capo: Alfredo.
Cosa ho capito della chiamata: vuole ripubblicare un suo scritto "All'ombra del Capanno" e mi chiede la copertina.
Titolo: La Guida.
Biro su A4.
Nota triste:
nell'atto estremo di completare, oramai in fin d'inchiostro, il dio sciacallo, la biro è morta. Resta visibile, incastonato in quel feretro trasparente che fu corpo, un boccio di fiero nero, un gama'il sui mille fogli bianchi a venire della mia esistenza.
Segue mesta la processione parca.
Un articolo schifosamente militarista:
Un mio thread su Twitter:
https://twitter.com/ValerioMinnella/status/1260113441089630208?s=20
Cosa rende simile l'Italia intera a Taranto? Perché la narrazione della crisi in corso si è riempita di droni e posti di blocco? Come tende a normalizzarsi l'eccezione?
Uno sguardo semiotico sulla crisi in atto, di Michele Dentico, Enrico Mariani e Francesco Pelusi.
"A nostro avviso il rischio, già paventato, è appunto quello di continuare ad alimentare un modello economico che si fonda sulla catastrofe, tanto da conviverci benissimo, tanto da non volerne più fare a meno, tanto da desiderare e lavorare attivamente affinché essa diventi permanente."
[L'articolo è il primo in alto a destra]
In verità vi dico: uno di voi mi tradirà.
Dei vostri selfie ne resterà solo uno. Sul marmo.