#Peru | La giornata di protesta pacifica che chiedeva le dimissioni dell'usurpatrice Boluarte, la chiusura del Congresso golpista ed elezioni anticipate al 2023, si è chiusa con la brutale violenza della polizia peruviana che in tutto il paese ha usato la forza per contenere le proteste della popolazione.
Nella capitale Lima la prima parte è scorsa tranquillamente nonostante i ripetuti tentativi della polizia di provocare i manifestanti (per esempio hanno cercato di sgomberare i manifestanti provenienti da fuori città che risiedevano nel campus dell'Università pubblica San Marcos).
Con il passare delle ore è iniziata la repressione ordinata dalla criminale presidente Dina Boluarte, nel centro della capitale Lima e in particolare nel ricco quartiere di Miraflores. Decine gli arresti arbitrari e i feriti.
Foto: Arequipa.
Ad Arequipa, forse la situazione più grave: qui la repressione della polizia ha provocato un morto e una ventina di feriti. I manifestanti avevano cercato di bloccare l’aeroporto come forma di protesta.
Con questa ultima vittima, sono oltre 50 le vittime della repressione di #DinaAsesina dal 7 dicembre, giorno in cui è stato deposto Castillo e la sua ex vicepresidente ha assunto la presidenza tradendo chi l'aveva votata e vendendosi alla destra del Congresso golpista.
Tantissimi anche i blocchi stradali nonostante lo stato d'emergenza che li vieta: al culmine della protesta sono stati segnalati 143 blocchi attivi e 19 le regioni interessate.
Ignobili e vergognose come sempre le parole della presidente Dina Boluarte, sempre più odiata, che ha criminalizzato la protesta e accusato i manifestanti delle violenze e di essere pagati per protestare. Ieri sera il governo ha inoltre esteso lo stato d’emergenza per 30 giorni alle regioni di Amazonas, Tacna e La Libertad.
Nessuna pietà nemmeno per i giornalisti: la Asociación Nacional de Periodistas ha denunciato 16 attacchi a giornalisti che documentavano la protesta, 12 sono avvenuti a Lima e 4 ad Arequipa.
La popolazione rimane mobilitata perché ancora una volta la presidente ha dichiarato di non voler rinunciare alla presidenza, decisione che provocherà certamente altre violenze da parte delle forze armate per difendere queste istituzioni impopolari, corrotte, illegittime e violente.