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| Ieri 11º giorno di protesta, a Lima imponente marcia nel ricco quartiere di Miraflores. Ci sono stati diversi arresti e feriti.

Le mobilitazioni continuano in tutto il paese. Alle 18 di ieri sera erano 121 i blocchi stradali e 11 le regioni interessate dalle proteste.

Blocchi in costante crescita (+40% circa) rispetto alla stessa ora del giorno precedente.

Intanto la Boluarte ha decretato lo stato d’emergenza per 30 gg a Lima, Puno (con coprifuoco) Cusco, Callao, e nelle province di Andahuaylas (Apurímac), Tambopata e Tahuamanu (Madre de Dios) e Torata (Moquegua).

Lo stato di emergenza interessa la Panamericana Norte e Sur, la Carretera Central, il corridoio minerario e l'Interoceanico.

Sospesi i diritti costituzionali relativi a inviolabilità della casa, libertà di movimento, riunione e sicurezza della persona.

Esserci, organizzarsi, sporcarsi le mani e i piedi di fango.

Solo così si sconfigge l’idra capitalista e si costruiscono .

Grazie a Greta Thunberg e a quanti in questi giorni stanno tirando fango in faccia ai tiranni!

| Con un cinismo degno dei migliori dittatori latinoamericani, ieri Dina Boluarte in un messaggio alla nazione ha reiterato la sua decisione di non dimettersi e dopo quasi 50 vittime parla di “abuso del diritto di protestare” e chiede “scusa per quello che non è stato fatto”.

| Sui provvedimenti giudiziari per la manifestazione tenutasi a l'1 novembre 2021.

«A volte la sovrapposizione o la coincidenza temporale di eventi lontani riesce ad avere un sapore ironico e beffardo.
Il giorno dopo l’assalto fascista dei bolsonaristi ai palazzi di Brasilia, è arrivata la notifica di conclusione delle indagini preliminari contro alcun* de* nostr* attivist*, indagati perché promotori della manifestazione “Fora Bolsonaro”, il primo Novembre 2021 […] noi il nostro posto dalla parte di chi vuole un mondo più giusto, un mondo più solidale, un mondo libero dallo sfruttamento di esseri umani e della natura, l’abbiamo scelto. 
Chi ci inquisisce, invece, da che parte ha scelto di essere?»

Di Centri Sociali del Nordest.

—> globalproject.info/it/in_movim

| Il giorno successivo al massacro mentre Juliaca piange i 17 manifestanti uccisi dalle ffaa, il governo criminalizza le vittime e fa pressione sui feriti perché firmino false autodenunce.

Questo il “dialogo” di Dina Boluarte

Via Pachamama Radio

| Tra le 17 vittime di ieri a Juliaca anche un medico che stava soccorendo i manifestanti feriti dalla furia omicida delle forze rmate peruviane.

Anche per lui la violenza ingiustificata, infame di polizia e governo non ha avuto nessuna pietà.

| Gravissimo massacro ieri a Juliaca nella regione di Puno: 17 manifestanti sono state uccisi dalla violenta e criminale repressione della polizia.

Sale a 45 il numero delle vittime dal 7 dicembre.

Questo massacro è responsabilità diretta di Dina Boluarte e del Congresso!

| «Llegamos hasta aquí para gritar, juntos con todos, los ya no, que nunca más un México sin nosotros».

Il del 2006 ci lasciava la Comandanta zapatista Ramona, “una de esas mujeres que paren nuevos mundos”.

Pic Ana Resya

La vernice sui muri del è andata via.

Ora, dopo sta sbronza di imprescindibile lotta per il decoro, possiamo occuparci dell’altro problemino?

Sarebbe urgente, ipocriti!

Siamo sull’orlo di una catastrofe climatica ma l’unica cosa che conta sono il rispetto delle istituzioni che ci han portato fin qui, contano i muri, le vetrine, le fioriere e la proprietà privata. E non disturbare i cittadini clienti e schiavi lavoratori.

Siate tuttə maledettə!

| Venerdì 13 gennaio al Centro Sociale @RivoltaPVC il Comitato organizza un’assemblea pubblica e una cena benefit per contribuire alla lotta per il diritto alla salute degli abitanti della zona.

Nel link tutte le info!

—> facebook.com/events/s/cena-ben

Francamente mi pare un danno irrisorio rispetto ai danni irreparabili che sta facendo il capitalismo ben difeso anche dagli inquilini di quel palazzo.

E chi non lo capisce è complice. E servo.

Sporcare i muri di un palazzo al cui interno ci sono i responsabili negazionisti della crisi climatica è il minimo della pena.

Dentro un letamaio bisognerebbe buttarli!

Fu lì che il fotografo Pedro Valtierra fece uno degli scatti più simbolici della resistenza zapatista: «Cuando una mujer avanza no hay hombre que retroceda».

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| Il di 25 anni fa, a soli dieci giorni dal massacro di , una nuova offensiva dell’esercito messicano cercò di occupare i territori della comunità di X’oyep.

Ma las mujeres rebeldes in prima fila affrontarono e respinsero l’esercito invasore.

| «Penso alla fortuna che ho avuto a percorrere qualche piccolo passo assieme a questo popolo straordinario, uomini, donne, bambini e anziani che invece di morire, ballarono».

—> camminardomandando.blogspot.co

| «La nebbia avvolgeva San Cristobal con un velo denso e lattiginoso. I lampioni foravano solo i pochi metri di spazio intorno, senza rischiarare le strade. Leandro, battendo i denti, accelerò il passo. Ma invertì la marcia quando udì dei clamori in direzione opposta al centro storico. Giunto in fondo alla Calle Ortiz de Dominguez, intravide delle figure che sbucavano dalla bruma, meno spessa in quel punto. Erano di statura bassa, portavano giubbe vagamente militari, il volto coperto da passamontagna, e... fucili in pugno e cartucciere a tracolla. [...]».

da "Demasiado Corazon" di Pino Cacucci.

| A 29 anni dal levantamiento, il giornalista ed educatore popolare Raúl Zibechi fa un bilancio dello zapatismo nei movimenti sociali e indigeni dell’America Latina.

Bellissima intervista di Daliri Oropeza da leggere!

—> piedepagina.mx/el-zapatismo-im

| Con 72 votos a favore, 29 contrari e 8 astenuti, l’Asamblea Nacional del 2015, in mano alle opposizioni, ha votato ieri la fine del “governo interino” e della presidenza “fantasma” di Juan .

Chao chao Juanito…

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