L’attuale rinascita di questa idea suprematista in occidente e la stigmatizzazione di intere popolazioni presentate come fondamentalmente violente, biologicamente inferiori o culturalmente incompatibili con i popoli bianchi occidentali, indicano che la prima guerra mondiale non segnò una profonda rottura storica. Fu invece, come aveva già capito nel 1918 il più importante intellettuale cinese moderno, Liang Qichao, “un passaggio intermediario che collega passato e futuro”.