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San Berillo: il turismo, la civiltà del manganello e la puttanofobia applicata. - 3 Parte

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La “pietas di matrice cristiana” non si riferisce alla Chiesa Cattolica e tutte le sue ramificazioni economiche presenti sul territorio catanese (come la “Compagnia delle Opere”) ma, in generale, a quelle persone bianche che, dall’alto della loro cultura, si sentono in pieno diritto di dire alle persone migranti cosa e come devono fare le cose.
Occorre distinguere due piani: il primo sono gli aiuti concreti formato tende, coperte e pasti portati avanti da associazioni – per lo più cristiane come la Caritas -, mentre il secondo è quello di carattere mediatico e di sensibilizzazione.

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Se la “critica” da porre sugli aiuti concreti è semplicemente sul carattere assistenzialista – ovvero che non cambia lo stato di cose, visto il mantenimento della differenza economica esistente -, quella sul carattere mediatico e di sensibilizzazione è proprio una vera spettacolarizzazione del problema, un vuoto riempito di belle parole e nulla più.
L’utilizzo della macchina social-mass-mediatica (testate giornalistiche, facebook, twitter e instagram) all’interno del quartiere – ma anche in vie come la centralissima Corso Sicilia – rappresenta le persone migranti come bisognose d'aiuto dando, per esempio, una scopa per pulire una via (tipo Via Carro) o un pallone da calcio solo per stimolare un’empatia alla cosiddetta opinione pubblica nei loro confronti.

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Ma più che empatia, stimola solo quel compatimento cristiano strappalacrime dove le persone migranti vengono viste come dei selvaggi, ignoranti e buzzurri da acculturare e istruire.

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“Ciò che ferisce maggiormente il ne*ro,” scriveva l’anarchico Dando Dandi (pseudonimo di Candido Mollar) nell’articolo “Bianchi e ne*ri” del 1942, “nelle sue più delicate sensibilità, è la doppiezza, l’ipocrisia incommensurabile del bianco nelle sue false pretese di protezione e di emancipazione dell’afro-americano; agenzie sociali governative e private, chiese e missionari delle varie sette religiose, organizzazioni di carità pubbliche, ospedali, ricoveri, riformatori, scuole professionali, borse di studio, collegi, istituti tecnici, università esclusive per la razza negra vengono fondate, finanziate, mantenute esercite per uno scopo solo, evidente, palpabile, indiscutibile: di fare dei “good niggers.”

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Dei buoni schiavi, degli ottimi schiavi quindi; la condiscendenza bianca secondo Dandi “è un “atteggiamento untuoso, oleoso, viscido, avviluppante di compassione mendace, di falsa pietà del cristianesimo dominatore che dice alla vittima agonizzante […]: queste frustate fanno più male a me che a voi! La condiscendenza è figlia primogenita della vanagloria e del potere; la ributtante quintessenza morale delle classi dominatrici”
Questi due tipi di propaganda (anti e pro migranti), in linea generale, non sono altro che gli strumenti dei professionisti delle chiacchiere nel controllare e mantenere in vita tutto un sistema palesemente e dichiaratamente escludente.
Nel dettaglio, però, si ignorano tutta una serie di aspetti importanti quando parliamo di San Berillo.

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Se è vero che da un lato abbiamo migranti che hanno aperto dei negozi in Via Di Prima (arteria che formalmente divide le case vecchie e antiche dai palazzoni sorti negli anni ‘60), dall’altro abbiamo coloro che vivono di spaccio. Ed è in quest’ultimo caso che, come detto prima, ricadono i gambiani provenienti dal CARA di Mineo.
Consideriamo due punti fondamentali: il primo, come detto, è che San Berillo si trova all’interno del centro storico di Catania e di interesse per un processo gentrificativo; il secondo è chi controlla il flusso di droga a Catania città e territorio sono i vari clan mafiosi.

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Detto questo, risulta chiaro che la presenza di queste pedine (i gambiani) all’interno del quartiere abbiano una triplice funzione: impedire alle/ai sex workers di lavorare (con conseguente spostamento in altri luoghi o ritiro dall’attività (se hanno una certa età)), abbassare i prezzi degli immobili e aumentare la presenza della polizia (come ampiamente dimostrato dai numerosi blitz e riportati nelle veline della questura e nelle testate giornalistiche locali).

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