Follow

San Berillo: il turismo, la civiltà del manganello e la puttanofobia applicata. - 9 Parte

1/6
Sottolineiamo “apparente rottura” perché il potere mafioso non è una cosa che scompare all’atto che si taglia la cosiddetta testa (tipo la “cupola” gestita dai corleonesi). Lo sapeva bene Falcone che si era occupato della questione mafiosa fino alla sua morte, così come lo sapevano le forze dell’ordine e armate attive in strada (come nel caso dell’operazione “Vespri Siciliani”) e gli intellettuali ben navigati e attenti ai fenomeni della criminalità organizzata.

· · Web · 1 · 2 · 0

2/6
La costruzione dei “miti antimafiosi” dei giornalisti e dei “giovani” politici della fu Prima Repubblica, coadiuvata da tutta una serie di “rinascite economiche” locali (come avvenne a Catania tra la prima e la seconda metà degli anni Novanta) e delle azioni delle procure locali, aveva nascosto abilmente questi patti o accordi tra borghesia e mafia.
Qualora tale camuffamento saltava fuori con gli arresti di imprenditori collusi con i clan mafiosi, subito vi era (e vi è tuttora) il coro massmediatico e politico indignato e stupito su tali fenomeni, asserendo che casi del genere mettevano in cattiva luce la categoria, facendo perdere profitti.

3/6
Mafia e borghesia, così come politica e forze dell’ordine, non sono cose a se stanti ma sono strettamente connesse fra di loro con l’obiettivo primario di ottenere profitto e controllo a qualunque costo, anche apparendo “onesti e per la legalità”.
Costanzo, così come il suo socio Bosco, hanno capito appieno questi passaggi fino alle operazioni “Dama nera” 1 e 2 del 2015. L’arresto di costoro insieme ad altre otto persone per corruzione su appalti dell’ANAS e il sequestro dell’azienda Tecnis (che fino a quel momento fatturava qualcosa come 354 milioni di euro (dati del 2014)) per sospette infiltrazioni mafiose, portarono sia ad una “cattiva immagine pubblicitaria” dei due che ad un blocco dei cantieri e messa in cassa integrazione dei dipendenti.

4/6
Nonostante il dissequestro e la restituzione dei beni avvenuto agli inizi del 2017, la società Tecnis, nel Giugno dello stesso anno, dichiarava un procedimento di insolvenza nei confronti dei suoi creditori. Nei successivi due anni, l’azienda è stata tenuta sotto l’occhio giudiziario e ministeriale per capire come fosse stato possibile una situazione del genere.
Nel 2019 si era scoperto che Costanzo-Bosco avevano svuotato progressivamente le casse della Tecnis per immetterle in altre aziende collegate a loro. Nonostante avevano perso la nomea e la maschera di “imprenditori onesti e antimafiosi”, il loro modus operandi ha rivelato quel che sono: imprenditori pronti a tutti per difendere il loro patrimonio ed investimenti annessi.

5/6
Sembrano delle ovvietà queste parole. In una società come quella siciliana dove l'imprenditore viene visto come il padre-eterno, val sempre la pena ricordare che tipo di personaggi essi siano e le differenze sociali ed economiche vi sono tra chi ha una serie di privilegi e chi no.
Gli investimenti fatti da Costanzo-Bosco sono importanti per capire che tipo di giochi vi sono in ballo. Val la pena ricordare che essi, tramite Cogip, stanno investendo 32 milioni di euro per la costruzione di negozi e villette nel quartiere di Ognina-Picanello e hanno vinto un appalto di 20 milioni di euro con l’Amec per la manutenzione delle strade gestite dall’ANAS.

6/6
E il fatto che Cogip abbia partecipato alla Conferenza “Riqualificazione e recupero Rione S. Berillo”, fa pensare che Costanzo-Bosco abbiano intenzione di speculare anche sul quartiere in termini di acquisto e rimodellazione degli immobili a secondo del mercato, specie in un quartiere della città che è centrale e non periferico (anche se turistificato) come Ognina-Picanello.

Sign in to participate in the conversation
Mastodon Bida.im

Un'istanza mastodon antifascista prevalentemente italofona con base a Bologna - Manifesto - Cosa non si può fare qui

An antifa mostly-italian speaking mastodon istance based in Bologna - About us - What you can't do here

Tech stuff provided by Collettivo Bida