Torroncini antimafiosi
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In una pubblicità degli anni '80, l'attore Leo Gullotta faceva la pubblicità ai torroncini Condorelli, prodotti dalla IDB-Industria Dolciaria Belpasso S.p.A. e nata nel 1973 per volontà del patriarca, Francesco Condorelli.
Nell'operazione "Sotto Scacco" dei Carabinieri nei paesi di Paternò (terra natia delle famiglie Ligresti e La Russa) e Belpasso vengono arrestate 40 persone legate al clan dei Santapaola-Ercolano. Le accuse sono di frode all'INPS, spaccio di droga, racket e riciclaggio, tutte con l'aggravante mafioso.
Di queste 40 persone, vi sono alcuni imprenditori (gioiellere e agricoli) che hanno supportato il citato clan.
Ma quello che fa più notizia di questo blitz è come l'attuale capo della IDB di Belpasso, Giuseppe Condorelli, si sia rifiutato di versare il pizzo ai clan in questi anni.
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"Ormai ci sono le condizioni per stare dalla parte della legalità, come mi ha insegnato a fare mio padre. Allora forse c’era qualche incertezza. Oggi non ci sono più alibi. Ogni volta che ci siamo rivolti ai carabinieri della vicina Paternò o al comando provinciale dell’Arma l’impegno attorno a noi è apparso subito concreto e visibile. E scatta la mano dello Stato."
Una roba del genere è stata applaudita su twitter da Matteo Salvini e Carlo Cottarella.
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Quel che però ci si dimentica di dire è come l'imprenditoria locale o siciliana abbia non tanto una serie di agganci istituzionali ma anche associazioni di categoria che li supportano.
I tempi della Prima Repubblica in cui i clan e la borghesia andavano a braccetto alla luce del sole, come scrivevo su "San Berillo: il turismo, la civiltà del manganello e la puttanofobia applicata", sono finiti. Avere a che fare direttamente con i clan, specie se si è un'azienda come l'IDB di Belpasso che fattura tra i 12 e i 13 milioni di euro l'anno, non sempre conviene e danneggia gli affari.
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In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera di ieri, 4 Maggio, Condorelli non si sarebbe piegato perchè:
"Dico che denunciare un’aggressione, una minaccia, un’estorsione è un obbligo per l’imprenditore che in questa Sicilia devastata non ha solo una funzione economica, perché noi svolgiamo un ruolo sociale, direi etico. Ecco perché occorre trovare il coraggio. Altrimenti il male non sarà mai sradicato e noi costringeremo i nostri figli a muoversi in una realtà sempre peggiore".