#ApartheidIsrael #IsraeliTerrorism
Per l'esercito israeliano la menzogna è una risorsa strategica. 1
#Palestine #Israel #IsraeliOccupation #SanctionIsrael #IDF #HumanRights #WestBank #Gaza #Peace #NoWar #RestiamoUmani #14settembre
"Come se fosse penetrato in una ferita infetta che rilascia un odore putrido, #YanivKubovich, lunedì su
@haaretz, ha ritratto un quadro terrificante delle bugie del portavoce delle forze di difesa israeliane.
Dall'uccisione della giornalista #ShireenAbuAkleh all'omicidio dell'80enne Abdelmajeed As'ad da parte dei soldati del battaglione #NetzahYehuda, al bombardamento delle casa della famiglia Sawarka a #Gaza, con l'uccisione 8 membri della famiglia, tra cui 5 bambini, e queste sono solo alcune delle storie agghiaccianti narrate. 2
Aggiungete a questo centinaia, forse migliaia di altri casi dove nei decenni di occupazione, palestinesi innocenti sono stati uccisi o feriti, ma le circostanze sono state descritte freddamente, di solito falsamente, con frasi come "L'#IDF agisce secondo la procedura", e in rari casi come "L'IDF sta controllando e indagando".
In nessuno caso però la risposta è "L'IDF si scusa".
Non si tratta di incidenti o errori straordinari che possono essere risolti "affinando le procedure" o modificando le regole di ingaggio.
Questa è una cultura della menzogna profondamente radicata, che è diventata così legittimata da diventare una parte inseparabile dei "valori dell'IDF". 3
In un articolo dalle parole nette pubblicato sul sito #Mida a febbraio, il Magg. Gen. (ris.) #YitzhakBrik scriveva: “Soldati, sottufficiali, ufficiali e comandanti, anche al più alto livello, non hanno problemi a mentire ai superiori, e ai superiore piace, perché così non devono affrontare problemi e possono continuare a presentare una buona immagine dell'esercito”.
Per quanto riguarda le indagini che l'#IDF conduce dopo gli incidenti, Brik racconta di una “cultura della menzogna, dell'insabbiamento, della quadratura dei cerchi, dell'occultamento delle informazioni e del coordinamento delle testimonianze delle persone coinvolte prima dell'inizio delle indagini della Polizia Militare.” 4
“Invece di occuparsi della testa del serpente, gli alti ufficiali che guardano dall'altra parte e sono direttamente responsabili della cultura della menzogna, nella maggior parte dei casi fanno in modo di fare il minimo.”
Sebbene queste siano affermazioni radicali che gettano brutta luce su soldati e ufficiali, il fenomeno che descrivono non è illusorio.
La vastità di una cultura della menzogna lunga anni porta a una conclusione inevitabile: al vertice dell'apparato militare c'è una leadership che non solo è consapevole delle bugie che diffonde, ma le legittima, perché le vede come parte inseparabile della guerra in generale e della guerra alla coscienza in particolare. 5
Ma c'è una grande differenza tra diffondere bugie come parte di una guerra psicologica contro il nemico e usare le bugie come strumento per sottrarsi alle responsabilità, bloccare le critiche e dare supporto a soldati e comandanti che hanno fatto del male.
Questo tipo di bugia tratta il popolo stesso come un nemico che deve essere "imbrogliato" affinché continui a credere nella moralità dell'esercito, nell'abilità del suo comandante e nella correttezza delle sue operazioni.
L'enorme società di pubbliche relazioni chiamata #IDFSpokespersonsUnit, che lavora per promuovere fiducia, è di grande importanza strategica. 6
Senza di essa, non ci sarebbe modo di prendere sul serio i rapporti dell'esercito sulla portata delle minacce per Israele, della sua capacità di gestire un'operazione militare contro l'#Iran, di trattare con #Hamas e la Jihad islamica, di credere che le sue richieste di fondi siano adeguate, e ,in particolare, a fidarsi dell'esercito per proteggere la vita dei soldati. 7
Ma quando un giovane ufficiale mente al suo comandante sulle circostanze della morte di un palestinese, e il comandante aiuta la menzogna a salire la scala senza ostacoli fino all'ufficio del capo di stato maggiore dell'IDF, e quando l'#IDF avvolge la menzogna in una fitta coperta di altre bugie, perché qualcuno dovrebbe credere a quel portavoce e a quel capo di stato maggiore quando dice che l'operazione a Jenin è essenziale, che gli attacchi in Siria hanno sempre successo e che in generale "l'IDF è pronto per qualsiasi scenario"?
Un capo di stato maggiore preoccupato per la fiducia del pubblico verso l'IDF dovrebbe adottare una politica di tolleranza zero verso le bugie, a qualsiasi livello, e questo include il rifiuto di assumere dei portavoce che considerano le bugie come una risorsa militare." 8