Dopo più di due mesi da quel terribile 8 marzo, nel quale morirono nel silezio e nell'indifferenza più totale 9 detenuti, si torna ad avere qualche informazione sulla strage del carcere di Sant'Anna.
Un detenuto che ha scontato la sua pena prende e va in procura a Bologna a denunciare ciò che ha visto durante la rivolta: pestaggi, detenuti fatti spogliare e pestati. Un altro ancora in carcere racconta invece racconta di essere stato bastonato a rivolta finita pur essendo estraneao ai rivoltosi. In pratica queste due persone, ai margini della società, hanno trovato il coraggio di fare ciò che tutte le istituzioni di questa moderna "democrazia" chiamata Repubblica italiana non hanno avuto il coraggio di fare: denunciare ciò che tutti si immaginano ma che nessuno osa dire.
Qualche mese fa inoltre, quando uscirono i primi articoli sull'inchiesta della Procura, il procuratore aggiunto Giuseppe Di Giorgio aveva dichiarato che: "l'intenzione della Procura era qualla di fare immediatamente luce sui decessi e solo successivamente si sarebbe indagato sulla rivolta." Oggi scopriamo invece che "la Procura è riuscita ad ottenere dalle autorità penitenziarie quattro ore di filmati delle telecamere interne al carcere che, dalle loro angolazioni, raccontano l'accaduto delle prime ore della rivolta, della quale ancora adesso, dopo due mesi, non si sa quasi nulla. Alla quarta ora l'assenza di corrente elettrica ha interrotto le immagini."
In pratica esattamente il contrario, per mancanza di immagini, di quanto affermato in precenza dal procuratore aggiunto.
Insomma, comunque la si guardi, questa storia e come è stata raccontata continua a far acqua da tutte le parti nonostante le riconosciute qualità da azzaccagarbugli dei pennivendoli modenesi.