@void è un discorso un pochino riduzionista (una società difficilmente crolla per un motivo solo, di norma sono un insieme di cause messe insieme) ma non completamente sbagliato. È più o meno quello che dice Hobsbawn quando -mi pare ne Il secolo Breve- fa notare che verso la fine l'Uruss produceva un sacco di trattori ma pochi transistor.
Hobsbawm, però, dice anche, sempre ne "Il secolo breve", che l'Urss implose perché dall'alto furono "sabotati" tutti gli automatismi che permettevano all'economia pianificata di funzionare.
Su Urss e digitale scrivono qualcosa Tommaso Detti e Giovanni Gozzini ne "L'età del disordine" (Laterza):
"I progetti che già nei primi anni Sessanta erano stati esaminati dal Cremlino per una rete nazionale di computer (cruciali per un’economia pianificata come quella sovietica) erano stati abbandonati per paura di una disseminazione delle conoscenze capace di incrinare il potere centrale." (pg.136) -->
In nota, a sostegno di quanto scritto, citano:
Zubok, A Failed Empire cit., p. 243;
S. Gerovitch, From Newspeak to Cyberspeak: A History of Soviet Cybernetics, Mit Press, Cambridge (Mass.) 2002;
Id., InterNyet: Why the Soviet Union Did Not Build a Nationwide Computer Network, in «History and Technology», XXIV, 2008, 4, pp. 335-350.
Sia il libro di Detti e Gozzini, sia gli altri citati, sono facilmente reperibili in rete.
