FASCISMO E PENSIONI DI REVERSIBILITÀ: UN'INFORMAZIONE DISTORTA DIFFUSA ANCHE DAL SITO DELL'INPS

Era il febbraio 2016, e Matteo Salvini, intervistato ai microfoni de "La zanzara", la trasmissione di "approfondimento" di Radio24, afferma che "Fu Benito Mussolini a introdurre la pensione di reversibilità", per poi aggiungere che "a portare la previdenza sociale" fu sempre lvi.

Nel gennaio del 2018, sempre alla radio, ma questa volta Radio Capital, intervistato da Massimo Giannini, l'ex ministro dell'interno, ripete senza dubbi che a introdurre le pensioni fu il fascismo.

Per smentirlo, basta visitare il sito dell'Inps per rendersi conto che le pensioni furono introdotte ben prima dell'avvento del dvce.

Eppure, a leggere quel sito, si trova parziale conferma alle parole di Salvini. -->

Nella pagina dedicata alla storia dell'Istituto si legge che le pensioni di reversibilità furono introdotte nel 1939, cioè dal regime. È vero?

A una prima verifica non sembrerebbe affatto.

Prime tracce di reversibilità delle pensioni si trovano già nel Regio decreto n°70 del 21 febbraio 1895, con il quale si cominciano a normare le pensioni civili e militari. Lì possiamo leggere (art. 104):

"La vedova dell'impiegato civile o del militare, contro la quale non sia stata pronunziata sentenza definitiva di separazione di corpo per colpa di lei, ha diritto ad una parte della pensione di cui godeva il marito o che gli sarebbe spettata". -->

Altre tracce dell'istituto della reversibilità, che non ha ancora assunto la forma odierna, si trovano anche nella legge n°350 del 17 luglio 1898, con a quale viene istituita la Cassa Nazionale di previdenza per la invalidità e per la vecchiaia degli operai. In quel documento, all'art. 12, è possibile leggere:

"Quando durante il periodo di accumulazione avvenga la morte di un operaio inscritto colla condizione della riserva indicata nell'ultimo alinea dell'articolo 6, i contributi versati dall'inscritto e le somme di cui alla lettera e) dell'articolo 9, senza gli interessi accumulati, saranno pagati esclusivamente al coniuge superstite, ai figli minorenni, alle figlie nubili e agli ascendenti, che dovranno farne domanda entro tre anni, a pena di decadenza." -->

Nel decreto legge n°603, del 21 aprile 1919, con il quale l'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia diviene obbligatoria per tutti i lavoratori del settore privato, leggiamo, all'art.9:

"Nel caso in cui un assicurato muoia prima di aver liquidato la pensione, sarà corrisposto un assegno mensile di lire 50 per sei mesi a decorrere dalla morte, alla vedova, purché non separata per propria colpa, o in mancanza di essa ai figli di età inferiore ai 15 anni.

Metà di tale onere è a carico dello Stato."

La pensione di reversibilità vera e propria, nelle forme che oggi conosciamo, comincia a entrare nell'ordinamento nei primi anni '20, soprattutto nelle norme che regolano il trattamento pensionistico di lavoratori altamente conflittuali e che rivendicano diritti avanzatissimi per l'epoca. -->

Per esempio, nel regio decreto n°1538 del 30 settembre 1920, che regola il trattamento pensionistico dei lavoratori del trasporto pubblici e privati, una delle categorie più conflittuali dell'epoca, all'art. 15 leggiamo:

"La pensione indiretta o di riversibilità a carico del fondo di previdenza per gli addetti ai pubblici servizi di trasporto spetta:

a) alla vedova dell'iscritto deceduto dopo il raggiungimento dei requisiti di contribuzione previsti per il conseguimento della pensione di invalidità. [...]

b) alla vedova del pensionato, ancorchè il matrimonio sia posteriore alla data di decorrenza della pensione [...]"

È su questa norma che verrà modellato l'art.13 del regio decreto n°636 del 14 aprile 1939, con il quale il diritto alla pensione di reversibilità viene allargato a tutti i settori. -->

Anzi, per dirla tutta, quella legge per molti lavoratori costituisce un arretramento rispetto alle precedenti conquiste, poiché al coniuge del lavoratore defunto spetta solo il 50% della pensione che sarebbe stata percepita dal lavoratore se ancora in vita. Mentre ai figli minorenni spetta il 10% (complessivamente, però, l'importo percepito dalla famiglia non può superare quello che avrebbe percepito il lavoratore se in vita).

In definitiva il fascismo non introdusse affatto la pensione di reversibilità come sostiene Salvini ed è riportato dal sito dell'Inps, semplicemente la estese a tutti i settori. Ciò con ogni probabilità è ascrivibile alla "rivoluzione passiva" compiuta, secondo Gramsci, dal fascissmo, con la quale il regime recupera alcune istanze rivendicate dalle classi subalterne per cercare di tenerle a bada. -->

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Un sito istituzionale come quello dell'Inps dovrebbe porre molta attenzione a non consolidare luoghi comuni e a non diffondere, come in questo caso, informazioni distorte, perché, altrimenti, viene forte il sospetto che i vertici salviniani distorcano la storia per fare in modo che l'ex ministro dell'interno ne tragga vantaggio.

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