Come mai le informazioni storiche false o distorte, in grado di alimentare il «caos informativo», ricadono sempre più spesso nell'ambito di quella che è stata definita «postverità»? Perché si punta a coinvolgere emotivamente il pubblico per inibirne le capacità critiche? Quali manipolazioni vuole compiere chi diffonde questo tipo di informazioni?
E poi: «caos informativo» e «postverità» sono tratti distintivi della nostra epoca, o è possibile individuarne le tracce in altri momenti della storia del Novecento?
A queste domande ho cercato di dare una prima risposta in questo articolo, pubblicato sull'ultimo numero di Diacronie. Studi di Storia Contemporanea.
Se vi va, leggetelo. A me farebbe piacere sapere cosa ne pensate
@a_marescotti troppo buono... Se riesci a leggerlo tutto, mi fa piacere sapere cosa ne pensi
@PuncoX le classi dominanti generano caos informativo e caos in generale nella propria controparte. Le teorie sul #5G sono il campo attuale di battaglia, ad esempio. Le classi dominanti iniettano nell'opinione pubblica errori di percezione e di decodifica della realtà, inseriscono #fake allo scopo di screditare gli oppositori. Il potere ha una tale #egemonia da generare un #contropotere di comodo, screditato e complottista. Il caso del #covid è eclatante. Anche sull'#Ilva hanno cercato di farlo.
@PuncoX mannaggia, ho cancellato per errore un altro commento che avevo fatto al tuo saggio e che riguardava la seconda parte, sull'uso politico della storia, frutto di un'egemonia perversa così forte che riesce a modificare la memoria e la stessa oggettiva ricostruzione del passato fatta dagli storici. È l'egemonia delle classi dominanti, quella un tempo dei re che riscrivevano la storia in funzione dei loro bisogni. Buona serata.
È vero! È esattamente il processo al quale stiamo assistendo. Condivido anche l'interpretazione gramsciana alla quale fai riferimento
@PuncoX ho finito di leggere adesso il tuo saggio e devo farti i complimenti perché ho imparato una terminologia nuova e ho scoperto la Public Hystory, una cosa che ho praticato senza saperlo. Quando avevo 16-17 anni mio padre mi portò a conoscere i suoi compagni di lotta durante la Resistenza. Raccogliemmo varie interviste a persone di cui altrimenti si sarebbe persa la memoria. Prima che mio padre morisse creai un archivio sul paese dove mio padre ha fatto la Resistenza: www.voltana.it