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Non credere nei media, essilo! - è il terzo episodio del webdoc e del podcast che realizzerò. Da Ecn ad Autistici/Inventati, le infrastrutture telematiche al servizio del mediattivismo.

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Cibernetica ribelle - il secondo capitolo del webdoc e del podcast che realizzerò. Un viaggio attraverso i rapporti dei movimenti sociali con le nuove tecnologie.

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Non si esce vivi dagli anni Ottanta? - è il titolo del primo episodio del webdoc e del podcast che realizzerò. I mutamenti sociali, economici e politici all'interno dei quali maturano le prime esperienze di hacktivismo.

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Gli anni Ottanta e Novanta raccontati attraverso lo sguardo di hacktivistə e mediattivistə.

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Un webdoc, un podcast e un romanzo che raccontano anni '80 e '90 dal punto di vista di hacktivist* e mediattivist* italian*:

nulloproject.noblogs.org/post/

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Tra qualche giorno farò partire una raccolta fondi online per finanziare un progetto al quale sto lavorando da diverso tempo. Racconterò in una serie di podcast, un webdoc a puntate e un romanzo gli anni '80 e '90 visti attraverso lo sguardo di hacktivist* e mediattivist* italian*.

In questo post, con la stessa struttura dei webdoc che realizzerò (ma non la stessa impaginazione) trovate la descrizione del progetto, anche dal punto di vista teorico:

nulloproject.noblogs.org/post/

Se leggete e mi fate sapere cosa ne pensate, ne sarei molto felice. Se decidete di sostenere il progetto e di farlo girare, ancora di più!

Stasera, in Archivio Via Avesella , Via Avesella 5/A - Bologna.

Per confrontarsi con le nuove tecnologie oltre lo sguardo di apocalittici e integrati. Hackeraggio sociale!

Il 21 aprile, all'Archivio dei movimenti di Via Avesella 5/A di Bologna, facciamo 'sta roba qua.

Si parlerà di reti telematiche antagoniste, hacktivismo e mediattivismo. Per un approccio non distopico alle nuove tecnologie. Per un loro hackeraggio e utilizzo sociale.

Per condividere saperi senza fondare poteri!

È fuori sulle frequenze del gatto nero, e online, la puntata zero della trasmissione realizzata dalla redazione emiliano-romagnola di @radiondadurto

Il tema di questo primo episodio è lo sciopero, declinato nelle sue molteplici forme e azioni. Interviste, riflessioni ed episodi storici in cinquanta minuti da ascoltare tutto d'un fiato!

La prossima puntata, in onda a maggio, sarà dedicata alle nuova tecnologie. Resta sintonizzatə!

radiondadurto.org/2023/03/31/e

Primo sarà centrale in un post che sto scrivendo (qualcunə lo ha già letto) che pubblicherò la prossima settimana. Ci sta tanta della roba su cui ho lavorato negli ultimi tempi. E ho pensato che sarebbe stato bello poterne discutere con lui. Che tanto avrei voluto conoscere.

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Venticinque anni fa moriva Primo Moroni.

Uno dei crucci che ho, è di non averlo mai incontrato. Me ne hanno parlato moltə compagnə quando ero a Milano, e @caparossa ne parlava assai ai tempi dell'occupazione del Grottino.

Un po' di tempo fa, ho ritrovato, grazie alle robe condivise da Gomma, questa sua vecchia riflessione sulle nuove tecnologie. La fece intervistato da Mixer il 17 luglio 1991, in un servizio dedicato al cyberpunk.

Penso che sia parecchio attuale, e che trasmetta un modo di porsi nei confronti dell'evoluzione tecnologica che dovremmo rifare nostro. Inutili gli incubi di distopie, molto più utile immaginare un controutilizzo, e un utilizzo sociale, delle tecnologie a disposizione. 1/2

Qualsiasi cosa accada, riusciremo sempre a guardare i gabbiani volare. Grazie di tutto!!!

[Nella prima immagine: il documento con cui l'assemblea interfacoltà di Bologna propone al movimento nazionale di prendere il palco durante il Festival (è conservato in Archivio Via Avesella di Bologna); nel secondo, del 1993, il comunicato stampa con cui viene lanciata la proposta di un Controfestival; nel terzo parte del documento con cui si presenta il Controfestival dell'anno successivo, il 1994. Gli ultimi due documenti furono postati su Ecn]

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Poi non se ne fece niente. E quel Festival, tra l'altro seguitissimo, passerà alla storia per gli uomini soli cantati dai Pooh e per la disperazione di Marco Masini. Proprio nel momento in cui, al contrario, un'intera generazione cercava di uscire collettivamente dalla solitudine e dalla disperazione degli anni Ottanta.

Forse, ritornare a quegli anni, può aiutare pure a rispondere alla domanda che ponevo all'inizio. Piccolo inciso: le tematiche ambientali, edulcorate o meno, sono state completamente espunte dal Festival 2023. Mo', godetevi la finale. :-D 4/4

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Sindacati di base e alcuni centri sociali organizzano un controfestival; suonano, tra gli altri, Gang, Aeroplani Italiani, Casinò Royale, Santarita Sakkascia, Mau Mau, Frankie Hi-Nrg, Statuto, Torino Posse, 'E Zézi e Ivan Della Mea.

È un successo, ma il crollo dello share temuto da Baudo non ci sarà, si verificherà solo l'anno dopo, quando la stagione di Sanremo, a torto (col senno di poi possiamo dirlo) sembrerà finita.

Tre anni prima, invece, sono gli studenti bolognesi della Pantera a proporre al movimento nazionale di irrompere al Festival, per esprimersi «direttamente senza la "mediazione" degli organi d'informazione». La proposta, partita dagli occupanti di ingegneria, sarà fatta propria da tutto il movimento bolognese e riportata a tutti gli atenei in lotta. 3/4

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Però, in una serata come ieri, nella quale la kermesse ha frantumato l'Auditel, mi sono tornati documenti di altri tempi, in cui la sopravvivenza del Festival non era poi così scontata. C'è stato un tempo in cui si organizzavano Controfestival, animati da quella che era tutta la nuova scena musicale italiana; si pensava di irrompere sul palco, perché, al contrario di oggi, certe tematiche non avevano cittadinanza in quel luogo.

È Il 1993, Pippo Baudo, allora mattatore delle serate dedicate alla canzone italiana, è preoccupato: è una rassegna sottotono - dice. Ormai il grande pubblico guarda Di Pietro. Siamo in piena Tangentopoli, anche la kermesse sanremese è finita sotto inchiesta, e il dibattito è concentrato sul pezzo antiabortista di Nek, presentatosi tra le nuove proposte. 2/4

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PERCHÉ SANREMO È SANREMO! O NO?

Nella stessa sera, prima Tom Morello che suona assieme ai Maneskin, poi Netflix che lancia la nuova serie di Zerocalcare durante il Festival, hanno messo in seria discussione le mie convinzioni, maturate durante l'adolescenza, su Sanremo.

Morello, poi, con quella maglietta inneggiante a Gramsci, e la chitarra dove, tra gli altri, c'erano un adesivo che richiamava Sendero luminoso (ma che paura ha il governate vanitoso? - beccate la citazione), e un altro col gatto nero dell'IWW, mi ha completamente mandato in tilt: la rassegna della canzone italiana ha sussunto e depotenziato, oltre che commercializzato, ritmi e messaggi di generazioni di ribelli, o, al contrario, è diventata, seppur parzialmente, un megafono per quelle istanze? Non ho trovato una risposta. 1/4

Ah, 'ste cose, le dice su "Charta minuta", una rivista legata ad Alleanza nazionale, nel 2008. Sullo stesso numero c'è un articolo dell'attuale presidente del consiglio Giorgia Meloni. Ecco: Meloni scrive sulla stessa rivista che ospita uno dei terroristi più sanguinari degli anni Settanta e Ottanta. Nessuno glielo fa notare. Immaginate il contrario, se una rivista legata al Pd avesse ospitato un contributo di, che so, Renato Curcio, il quale, a differenza di Fioravanti, non ha mai ammazzato nessunə. La destra, che ora grida al "pericolo anarchico", sarebbe insorta. 2/2

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QUEL "SENSIBILONE" DI PABLO ECHAURREN

Tantə, qua a Bologna, stanno in fissa con la mostra di Pablo Echaurren al Mambo. Certo bravo artista. Però, di frequente, si dimentica che Echaurren, tra le altre cose, è amico di quella persona "sensibile" che porta il nome di Giusva Fioravanti, e che, chiacchierando con lui, ha detto 'ste cose qua nelle immagini. Perché, e lo dice lui stesso, la realtà è che odia il periodo per il quale viene glorificato, e che ha assunto determinate posizioni politiche solo per fare carriera. 1/2

La strategia della destra pare abbastanza chiara: sperare che Cospito muoia, fare in modo che la tensione si alzi (magari con qualche aiutino, o aiutone), trovare la scusa per una stretta repressiva e una svolta autoritaria nella quale è compreso pure il presidenzialismo.

È un momento delicato, nel quale l'attenzione dovrebbe essere alta, non solo da parte dei rivoluzionari, ma pure nelle coscienze di quelli che una volta si definivano "sinceri democratici". È necessario impedire che, ancora una volta, fermino il tempo.

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