Sostanzialmente alle persone "non conformi" (vuoi per identità, genere, neurotipicità etc etc) viene chiesto un doppio lavoro: da un lato quello di adattarsi e cercare di sopravvivere in un mondo non fatto per loro, dove chi ha una qualche forma di privilegio vive spesso senza la consapevolezza delle difficoltà e degli ostacoli che questo produce. Dall'altro per poter vivere bene è necessario esporre le proprio necessità, almeno quelle fondamentali, e quindi affrontare un lavoro di elaborazione verso la lingua "dell'altro", quell'altro che per l'appunto non ha la ben che minima idea di cosa voglia dire essere diverso da sé e dalla realtà della maggioranza.
[continua sotto]

In questo senso è abbastanza normale che poi ad una certa ci siano tutta una serie di persone che prendono la decisione di isolarsi in maniera più o meno definitiva dalla società: perché star lì fuori costa un sacco di energie, e spesso finisci per chiederti con quale vantaggio, che tanto alla fine non cambierà nulla.
Che poi è il terzo livello di lavoro: dirsi ogni mattina che comunque qualche motivo per uscire c'è. Cercando di non spegnersi pian piano.

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@Pasquale sì :/ secondo te si può fare qualcosa per cambiare la situazione?

@QueerWolf il "terzo livello" è un lavoro a tempo pieno, come diceva Deleuze non è semplice sottrarsi all'immondo contagio, la nevrosi collettiva... scappare dalla "peste".. organizzare gli incontri... realizzare una potenza...

@QueerWolf ecco.. realizzare una potenza, mi chiedo spesso cosa significhi come posso...

@QueerWolf aldilà di cosa sappiamo (perchè le cose le possiamo cambiare solo insieme) c'è qualcosa che viene prima e riguarda noi come eprsone quando dobbiamo trovare le forze anche per stare con gli altri

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