verissimo, ho tentato solo una analisi delle motivazioni per cui spesso accade di raccontare cose molto lontane dall'esperienza di chi scrive.

E comunque in realtà il rinascimento lo raccontavano abbastanza bene (poi non saprei dire perchè non c'ero a quell'epoca)

@NicholasLaney@nebbia.fail @QueerWolf

@aaronwinstonsmith @NicholasLaney@nebbia.fail

Prima di tutto: grazie per i commenti <3

Ho un paio di dubbi legati alla soluzione del mettere in evidenza il punto di vista, e di dire quindi: ehi, Tizio non rappresenta tutte le persone nere, è solo Tizio.

Il primo è che nel quotidiano spesso le persone di una comunità marginalizzata vengono prese come rappresentanti di tutta la comunità, e non so quanto siamo capaci di toglierci questo bias davanti a una storia inventata.
Giusto in questi giorni sto leggendo "Ragazza, donna, altro" di Bernardine Evaristo e viene tematizzata questa cosa benissimo nel personaggio di Shirley (non aggiungo altro per evitare spoiler, ma questo romanzo merita tantissimo).

(continua 1 ->)

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@aaronwinstonsmith @NicholasLaney@nebbia.fail
(-> continua 1)
Il secondo, antecedente, è nel modo in cui viene rappresentato.
L'esperienza è una cosa diversa dal dato. Faccio un esempio che mi è caro, ed è quello dello sguardo del maschio bianco cisetero (nota: non è un attacco, ma è indubbiamente un problema abbastanza trasversale). E' un punto doloroso per tutt*: donne, persone non bianche, persone di genere non conforme. Il modo in cui questo sguardo si posa su di te, come condiziona il quotidiano, come ti spinge a fare una strada o un'altra, a decidere se mettere o meno quel vestito o uscire o meno a quell'orario, è uno di quegli elementi che forse solo una persona che vive quell'esperienza può capire e trasmettere in un testo.
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@aaronwinstonsmith @NicholasLaney@nebbia.fail

(-> continua 2)

Ed è qualcosa che trovo manchevole (sempre a titolo d'esempio) nelle storie che cercano di rappresentarmi, ma che sono scritte da persone cisetero, che invece si concentrano su aspetti più statistici, da saggio: ti descrivono come funziona il binder, l'effetto degli ormoni o un cruising bar. Anche con tutto l'impegno, così, escono personaggi manchevoli.

(continua -> 3)

@aaronwinstonsmith @NicholasLaney@nebbia.fail

(-> continua 3)

Però stanotte ho pensato anche ad un'altra soluzione: la collaborazione. Non è insolito che un personaggio X pubblico voglia raccontare un'esperienza, e che si appoggi ad un* narratric* per scriverla (mi viene in mente il lavoro di Trapanese e Mercadante "Nata per te", che conosco solo di fama). Collaborare con chi vive quell'esperienza, riconoscendone il valore [cosa che spesso non accade, altro tasto dolente] anche mettendo il nome in copertina e tutto ciò che economicamente ne consegue, potrebbe essere una soluzione rispettosa (e che va a smontare l'idea che la scrittura sia un processo del singolo, ma questo è un altro capitolo XD).

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