Queer Wolf @QueerWolf@mastodon.bida.im

L'azienda per cui lavoro (che non nominerò ma potrebbe, e dico potrebbe, essere una grande compagnia telefonica che sponsorizza eventi tipo, che ne so, la serie A o Sanremo) ha messo in telelavoro tutti i quadri e la dirigenza da almeno due settimane. Ma non noi dei call centre. Non noi che lavoriamo in grandi open space ammucchiatu l'unu sull'altru, dove la distanza minima di un metro c'è giusto se la misuri in aziendalese. Con collegu che hanno prole o persone anziane e malate a carico.
Ma chi se ne frega. Però questa azienda ha messo in piedi in 24 ore un numero verde per l'emergenza, e si è fatta bella di questo. Ed è tra quelle grandi benefattrici che ha partecipato alla "solidarietà digitale".
Ma se poi chi risponde al telefono si ammala (o fa ammalare le persone di cui si prende cura), amen.
Dov'è la mia ghigliottina?

Non si tiene conto di chi vive relazioni non normate. Di chi ha fisicità non normate. Di chi non ha una casa. Potrei andare avanti all'infinito.

In questi giorni avrò bisogno della vicinanza delle persone a cui voglio bene, e non si tratta di uno sfizio ma di un modo per restare in piedi. Eppure la cosa che più mi fa paura ora è venir fermato una di queste sere, e un rappresentante delle forze dell'ordine che mi chiede dove vado, come e perché, e prenderà questo mio bisogno come un crimine, un errore. Riderà di me magari, o mi insulterà come in moltu fanno in questi giorni perché col mio gesto metterò in difficoltà [lista di sensi di colpa].

Quando lottiamo e denunciamo tutti i limiti di un sistema eteronormativo e patriarcale, capitalista, è per far sì che non sia la "norma" la base di ogni tutela, ma il benessere di tuttu.

(edit: son piuttosto teso, scriverò di merda, sorry).
L'intimità emotiva, fisica, psicologica è un bisogno fondamentale. Serve a tuttu per star meglio, che si sia o meno persone neurotipiche.
Questo vale a maggior ragione in un periodo di crisi: tuttu siamo scossu e preoccupatu, ma le persone con disturbi ansiosi, depressivi etc vivono con forti difficoltà cambiamenti così potenti.

Le ordinanze di questi giorni si portano dietro i bias di un mondo etersessuale da famiglia mononucleare.
Dietro "restate in casa" c'è una "casa" dove non si è solu. Dove i principali affetti sono con te, nel bene o nel male. Sono lì per darti abbracci, affetto, supporto, per far scendere le tensioni che la paura alimenta.

(Continua nei commenti)

Il rischio di impresa è quella cosa per cui se l'azienda guadagna i soldi rimangono a lei, se perde se la rifà su Stato o lavoratori. Bastano pochi giorni di difficoltà e compaioni già notizie a ruota di contratti modificati con forzatura, ferie obbligate, inviti a mettersi in malattia.

Wolf Doctor oggi suggerisce, per migliorare l'incremento di proteine, di variare la propria dieta: Eat the rich!

linguaggio, genere e CCCP
la grammatica non è un monolite intoccabile, ma porta con sé i bias di chi l'ha pensata, diffusa e normalizzata. la nostra è stata prodotta principalmente da uomini bianchi eterosessuali con una visione del mondo drasticamente binaria e maschilista.
di contro, ogni decisione di rottura crea scontento perché diventa parziale a sua volta, e frutto di una
http://creepycutecommiepack.noblogs.org/post/2020/03/08/linguaggio-genere-e-cccp/
#genere #genere #grammatica

https://www.dinamopress.it/news/coronavirus-ce-scommette-sui-tuoi-starnuti/

https://creepycutecommiepack.noblogs.org/post/2020/03/04/non-post/

Niente fiori, ma coccoline sulla testa 🐺

In questo senso è abbastanza normale che poi ad una certa ci siano tutta una serie di persone che prendono la decisione di isolarsi in maniera più o meno definitiva dalla società: perché star lì fuori costa un sacco di energie, e spesso finisci per chiederti con quale vantaggio, che tanto alla fine non cambierà nulla.
Che poi è il terzo livello di lavoro: dirsi ogni mattina che comunque qualche motivo per uscire c'è. Cercando di non spegnersi pian piano.

Sostanzialmente alle persone "non conformi" (vuoi per identità, genere, neurotipicità etc etc) viene chiesto un doppio lavoro: da un lato quello di adattarsi e cercare di sopravvivere in un mondo non fatto per loro, dove chi ha una qualche forma di privilegio vive spesso senza la consapevolezza delle difficoltà e degli ostacoli che questo produce. Dall'altro per poter vivere bene è necessario esporre le proprio necessità, almeno quelle fondamentali, e quindi affrontare un lavoro di elaborazione verso la lingua "dell'altro", quell'altro che per l'appunto non ha la ben che minima idea di cosa voglia dire essere diverso da sé e dalla realtà della maggioranza.
[continua sotto]