A me invece servono più medici nelle ambulanze e negli ospedali per liste d’attesa di giorni e non anni, più insegnanti non precari a scuola, più operatori sociali e mediatori culturali nelle carceri e nei quartieri ghetto, più agenti di guardia di finanza per recuperare l’evasione fiscale, più assistenza per disoccupati e inoccupabili, più giudici e funzionari nei tribunali per sbloccare la giustizia inceppata, più ingegneri e architetti per la progettazione urbana e la transizione energetica.
LIBERANDO L'IMMAGINAZIONE : PALESTINA 2023 - 2048
La mostra di disegni dei bambini palestinesi del campo profughi di Betlemme, con cui ci mostrano come vedono il loro futuro (2048 - 100 anni dalla Nakba), è aperta al Nassau di Bologna fino all'11 aprile.
( La mostra fu presentata con la conferenza che può essere rivista qui:
https://www.youtube.com/watch?v=9hRVQHT68WI )
Domenica 24 marzo - PAVIA
h. 16:00, al Social Bistrot, viale Sardegna 64
@filo_sottile presenta il suo spettacolo
"Far finta di esserne fuori"
a seguire presentazione del libro
"𝐒𝐞 𝐯𝐢 𝐯𝐚 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐬𝐞 𝐧𝐨 𝐬𝐞𝐠𝐡𝐞" (Edizioni Alegre)
in dialogo con @lucacasarotti
organizzano Collettivo Prisma LGBTI+ e ANPI Onorina Pesce Brambilla – Giuseppe Pinelli
Domenica 24 marzo - PAVIA
h. 16:00, al Social Bistrot, viale Sardegna 64
@filo_sottile presenta il suo spettacolo
"Far finta di esserne fuori"
a seguire presentazione del libro
"𝐒𝐞 𝐯𝐢 𝐯𝐚 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐬𝐞 𝐧𝐨 𝐬𝐞𝐠𝐡𝐞" (Edizioni Alegre)
in dialogo con @lucacasarotti
organizzano Collettivo Prisma LGBTI+ e ANPI Onorina Pesce Brambilla – Giuseppe Pinelli
Per budriesi e limitrofi:
Giovedì 21 marzo, ore 21,
alle Torri dell’acqua, Budrio
presentazione del libro
“Quei matti di antifascisti” (Edizioni Pendragon)
di e con Renato Sasdelli
http://anpibudrio.it/2024/03/quei-matti-di-antifascisti/
La "Tumor Valley", l'eccellenza italiana che ha tracciato nel mondo la vera strada che porta dal motore al tumore.
«A tutto gas!»
Un video che ben ne evidenzia la potenza.
👇🏾
https://www.wumingfoundation.com/giap/2024/03/tumor-valley-un-video-prodotto-dallintelligenza-collettiva-delle-lotte-in-emilia-romagna/
Per perugini e limitrofi:
Oggi, Sabato 16 marzo, PERUGIA
h. 18:00, "Spazio DB180“, Corso Garibaldi 180
per il decennale di http://lautoradio.net
in dialogo con Davide di Cronache Ribelli
presentazione di
"𝐒𝐞 𝐯𝐢 𝐯𝐚 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐬𝐞 𝐧𝐨 𝐬𝐞𝐠𝐡𝐞" (Edizioni Alegre)
https://www.facebook.com/events/1460682278179057/?ref=newsfeed
Sei artisti hanno reinterpretato musicalmemente i 23 minuti della chiusura "manu militari" di #RadioAlice da parte della polizia di KoSSiga.
Un opera collettiva da ascoltare ad alto volume.
👇🏾
https://intrusionproject.com/it/
Il thread con la storia di #RadioAlice:
https://mastodon.bida.im/@ValerioMinnella/112081370292800967
>
Migliaia di persone trasmettevano e si era generato un flusso continuo di corpi e di onde hertziane che entravano e uscivano da via del Pratello 41.
Questa dunque era Alice e queste era la ragione per cui la volle sopprimere, come avevo raccontato:
https://mastodon.bida.im/@ValerioMinnella/112081434770339178
>
per quelli personali.
C’era chi telefonava per dare appuntamento alla morosa o agli amici, tanto era certo che tutti stessero ascoltando.
Così, noi del gruppo fondatore, nel giro di un mese, ci trovammo “espropriati” della radio.
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Un compagno vedeva muoversi una colonna dei carabinieri, entrava in una cabina e con un gettone informava la città.
Era solo cronaca in tempo reale (oggi è quasi la normalità. Oggi.).
E così i bolognesi impararono a usare la radio per i loro bisogni politici, ma anche
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telefono in maniera strutturale al mixer radiofonico (ce lo costruimmo).
Per trasmettere non dovevi neanche venire in via del Pratello, telefonavi e venivi messo in diretta, da casa, dal bar, dal lavoro.
Per questo fummo accusati di “dirigere” gli scontri con la polizia.
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3) il luogo fisico:
Sembra banale, ma parla chi sta davanti al microfono. E così in tutte le radio qualcuno ti deve aprire la porta e permetterti di entrare. Ad Alice, no.
Fin dal primo giorno la porta fu aperta, ma, soprattutto, fummo i primi al mondo a collegare il
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non c’erano trasmissioni fisse e spazi dedicati per nessuno.
Chiunque poteva trasmettere quello che voleva, quando voleva, se voleva.
Se il microfono era libero, bene, se non lo era, si sedeva di fianco a chi già era lì, senza il bisogno di chiedere il permesso.
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“parolacce” e bestemmie, dialetto e congiuntivi sbagliati.
Fu così che il Resto del Carlino sentenziò “Radio Alice scrive i suoi testi sulla carta igienica”.
2) il palinsesto:
Nessuno doveva chiedere lo spazio e il diritto di parola a qualcun altro.
Questo voleva dire che
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parlarci dentro.
In estrema sintesi, possiamo dire che per ottenere questo risultato dovemmo rimuovere tre grandi ostacoli:
1) il linguaggio:
Nessuno doveva sentirsi “inadeguato" a parlare.
Così decretammo che Alice avrebbe parlato con la lingua della strada.
Erano ammesse
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che doveva “dare voce a chi non aveva mai avuto la parola”; in cui non vi fosse sostanziale differenza fra chi parlava e chi ascoltava (esplicitato dal motto “Ki trasmette a Ki”).
Non basta mettere lì un microfono (o almeno allora non bastava) perché poi chiunque venga a
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indicativo:
“Cooperativa Studi e Ricerche sul Linguaggio Radiofonico”.
Non ci fu improvvisazione, nel progetto.
Dal dicembre ’74, fino alla prima trasmissione del febbraio ’76 e ancora per tutta la sua vita successiva, discutemmo su cosa volesse dire creare uno strumento
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Una struttura di comunicazione orizzontale e completamente acefala non era mai esistita prima di #RadioAlice (né, forse, dopo).
Ma Alice non era nata per sbaglio.
Il nome stesso della cooperativa editrice (di cui sono stato il presidente - formale, ma non reale) era
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dell’amministrazione dichiarata "dalle mani pulite", non fosse stato rivelato da giornali con cui era possibile accordarsi con qualche scambio di favori, ma da speaker letteralmente scatenati (cioè senza catene), che erano impossibili da blandire.
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