Ho scoperto da poco un articolo schifoso, scritto dallo stupratore di dodicenni Indro , nel dicembre '35, per la rivista "Civiltà Fascista" (gennaio '36).

twitter.com/manolo_loop/status

Che l'eccellente giornalista dalla prosa fluente fosse anche un gran bugiardo già lo sapevamo (sono note le sue menzogne per nascondere i crimini italiani in Africa, compreso l'uso di gas, come l'Iprite), ma che fosse anche uno schifoso razzista non mi era così chiaro.

Anzi, per assurdo, il fatto che stuprasse una bambina abissina, faceva "quasi" pensare, che quell'etnia non lo spiacesse.

Invece, leggiamo le parole schifose che scrive e che definiscono nella sua nefandezza.

Comincia con una pagina di sproloquio guerrafondaio
«l'Italia, se vuole davvero essere, com'è, un Italia di soldati"

in cui spiega come come per vincere

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occorra cambiare metodo: parlare meno e attrezzarsi per la guerriglia.

L'analisi del nemico è indicativa:
«ad ogni modo il nostro disprezzo per gli abissini, come soldati, è grande. Come banditi»
«La nostra condotta verso queste popolazioni è straordinariamente blanda»

Poi comincia con il tipico dispregio razzista:
«Il soldato italiano, singolarmente preso, bene è che ecceda in dignità razziale»

«Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità.»

«Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve»

Infatti il rapporto con la ragazzina che aveva comprato era tutt'altro che fraterno.

«Niente indulgene, niente amorazzi»
Quindi la stuprava con indifferenza, o fors'anche odio.

«Il bianco comandi.»

Ma presto torna all'idozia guerrafondaia e assassina:

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«Salvo qualche mezzacoscienza, nessuno di noi si augura che la guerra finisca»

«Salvo qualche mezzacoscienza, nessuno di noi pensa che un trattato di pace ... possa esaurire il nostro compito qui»

Questo era Montanelli.

Lasciatela quella statua, ma non coperta di vernice, bensì coperta di merda.

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