▶️ Lo streaming di oggi è lo spettro di se stesso
Da mesi compagnie di streaming come Netflix e HBO Max sono di fronte a cali di iscrizioni, a cui seguono licenziamenti e titoli cancellati dalle loro librerie.
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Non sono più le storie o il taglio artistico a valorizzare una pellicola, bensì quanto questa sia in grado di diffondersi: ciò porta, anche tramite l'utilizzo di algoritmi per predire i gusti di chi guarda, sia a creare film che spuntino tutte le caselle di viralità (creando un agglomerato perlopiù senz'anima con contenuti pressoché identici), sia a produrre contenuti a basso sforzo (primi fra tutti i reality, che compensano con la carica emotiva dei partecipanti).
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Sembra però che questo non implicherà la loro disfatta: parafrasando i filosofi Adorno e Horkheimer, questi contenuti svolgono il ruolo dell'intrattenimento come "prolungamento del lavoro. Lo si ricerca come fuga dal processo lavorativo meccanizzato, e per recuperare le forze in modo da poter riaffrontare quel lavoro nuovamente". In altre parole, guardare certi programmi di dubbia qualità risponde alla necessità di staccare la spina in un mondo che non ci lascia abbastanza tempo, nutrendosi di quel tempo e impedendoci di fare davvero dell'altro
https://yewtu.be/watch?v=UgBfRYwymgg
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