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In questi mesi il governo Meloni è diventato un baluardo per coloro che si battono per pagare senza venire tracciati: se da un lato le transazioni digitali rendono la vita più difficile a chi evade e alla proliferazione del mercato nero, dall'altro i circuiti su cui queste transazioni girano sono in mano alle grandi istituzioni finanziarie, accentrando ulteriormente il potere in mano a chi il potere già ce l'ha (le istituzioni finanziarie e i governi).
"Una società senza contanti è una società di sorveglianza", commenta l'associazione inglese per i diritti civili Big Brother Watch, facendo notare che nel momento in cui si conoscono tutti i movimenti monetari della popolazione, diventa più facile controllarla.
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Fenomeni poi come i disastri naturali, che provocano ingenti danni anche alla rete elettrica, sono in grado di paralizzare le aree colpite, come successe con l'uragano Sandy a New York, o con l'uragano Maria a Porto Rico: in quest'ultimo caso, la popolazione rimase tagliata fuori dai circuiti digitali per mesi.
Il problema è che, stando alla critica, il governo italiano non lo starebbe facendo né per un diritto alla riservatezza, né tantomeno per avere un piano di riserva in caso di disastri. Al contrario, il motivo sembra proprio essere l'evasione, lo sfruttamento e il mercato nero. Tra i mercati illegali europei, infatti, quello italiano è uno dei più grandi, e rappresenta una parte non irrilevante del PIL