granata @granata@mastodon.bida.im
ci facciamo una partita a biliardino? 🍻
Joined Dec 2019
@bluberrycookie indovina a chi l'ho visto condividere? coppia sagittaria e prole capricorno.
altra persona che non sento da mesi riciccia oggi dal nulla: fosse mai chi desidero io, una volta nella vita
ok che il mio compleanno è passato pressoché inosservato con tanto di cena a casa dei miei ma il ricicciare odierno di un compagno di liceo con cui ho freddato i rapporti per esaustione nel 2019 non me lo meritavo
con oggi pomeriggio termino il certificato di malattia con reperibilità a casa dei miei (causa spauracchio da contagio conseguito da precedente coinquilinanza). mì padre dà già indicazioni a proposito dell'uscita serale dando per scontato che io abbia già organizzato un piano qualunque mentre la situazione relazionale mi mette di fronte a un ennesimo finesettimana senza proposte. sto al culmine di un andazzo che va avanti da anni in cui ho già ampiamente sdoganato il portarmi in giro liberamente senza appuntamenti di sorta, roba che negli ultimi mesi mi ha pure fatta accettare di passare serate tristemente improbabili con altre persone però enzomma gradirei una svolta, una sorpresa, un po' di calore umano reciprocato anche solo nel dialogo. la minima decenza che passa spesso per esigente.
You’ve become my map, my geography:
the Black Forest of your hair,
your alpine lake eyes,
fathom after fathom,
your mouth red as turned Carolina earth,
those shoulders like Dover’s
chalk towers, your Sugarloaf breasts,
by your peninsular arms--
Baja,
Malaysian,
and your fingertips
when they touch me--
Polynesian archipelagoes. Serengeti
the temperature of your flesh.
Your Panama waist
flares to Venezuelan thighs
and between them
the Amazon, the delta, rare species
of the Galapagos, coral reefs with ultraviolet fish--
in just a few short months
you’ve become the other planet I inhabit.
And your legs taper
like a continent headed south,
one ending in Tierra del Fuego--
the Land of Fire--
and the other
in the Cape of Good Hope.
— Zack Rogow, «A map of you» (from «The Number Before Infinity»)
tra tre anni saranno venti anni (dei miei allora 38) in cui gli uomini mi parlano delle loro ex senza che io abbia chiesto loro alcunché. stasera ne ho piantato uno al tavolo per questo motivo, sono letteralmente piena
@bluberrycookie 
yasss ci abbiamo qualcosa da festeggiare, alur
dove sono quell3 che ti baciano via le lacrime, quando servono
🕳️
uno si è messo a urlarmi contro le peggio cattiverie in lavanderia, dove eravamo noi due soltanto, perché ho rifiutato di dargli dei soldi. mi ha poi ruttato addosso, più volte. io avevo appena caricato la lavatrice e ora mi tocca tornare a scaricarla con mio fratello perché appena rientrata nel palazzo ho avuto un attacco di panico dalla paura, gli occhi tutt'ora gonfi di lacrime. non ce la faccio più, il senso di allerta è sempre peggio.
un po' di piacere (in senso ampio), sennò soffoco
capisco che la solitudine sia molto temuta dai/dalle più, epperò se l'alternativa corrisponde a dover spesso accollarsi il movimento relazionale (affettivo, comunicativo, erotico, intimo) al posto di chi - volente, più spesso nolente - non lo fa allora ci teniamo le energie per chi è in grado di fare altrettanto, reciprocando (senza ricatti di sorta, emotivi e non)
comunque non è un caso se ho trascorso lo scorso venerdì sera da sola in un locale chiacchierando con la madre 80enne del gestore, la quale mi ha detto "le amiche con cui mi frequento sono tutte separate o vedove". le altre toccherà perderle per strada, se a quanto pare è ciò che vogliono
@neurob penso sempre più spesso che non sia poi un caso, l'insulso "riconoscimento" (pure economico/retributivo) di chi lavora nei servizi culturali ed educativi - sottofinanziati a tutto tondo
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None of this is to dismiss the value of one-on-one therapy (that’s part of my job, after all). But therapy must be a place where oppression is examined, where the focus isn’t to simply reduce distress, but to see it as a survival response to an oppressive world. And ultimately, I’d like to see a world where we need fewer therapists. A culture that reclaims and embraces each other’s madness. Where we take the courageous (and sometimes skin-crawling) risk of turning to each other in our understandable, messy pain.»
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[...] As a clinical psychologist, some of my most powerful work has been not in the therapy room but in successfully advocating for secure housing for, or working in the community with, queer, black and brown facilitators in organisations such as Beyond Equality, to prevent gender-based violence. The network Psychologists for Social Change shows us a practical imagining of this work. We also need social change that is preventive, such as investing in young people and community-led services such as healing justice london and 4front. They work to shift trauma in marginalised communities through building social connectedness, social action and creativity, towards futures free of violence.
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[...] The UK could learn a lot from liberation psychology.
Founded in the 1980s by the Salvadorian activist and psychologist Ignacio Martín Baró, it argues that we cannot isolate “mental health problems” from our broader societal structures. Suffering emerges within people’s experiences and histories of oppression.
Liberation psychology sees people not as patients, but potential social actors in the project of freedom, valuing their own lineages, creativity and experience, rather than being forced into a white, eurocentric and individualistic idea of therapy. It directly challenges the social, cultural and political causes of distress through collective social action.
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[...] In efforts to destigmatise mental distress, “mental illness” is framed as an “illness like any other” – rooted in supposedly flawed brain chemistry. In reality, recent research concluded that depression is not caused by a chemical imbalance of the brain. Ironically, suggesting we have a broken brain for life increases stigma and disempowerment. What’s most devastating about this myth is that the problem and the solution are positioned in the person, distracting us from the environments that cause our distress.
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Joined Dec 2019
