@sophyl Pasolini si riferiva alla parola «carriera». Io, quando sono andato a ricercare la citazione nel libro, pensavo alla tremontiana «valorizzazione», ormai entrata nel linguaggio comune.
Tu probabilmente ti riferivi a un toot che avevo rilanciato poco prima (e simili), e hai ragione, il lessico psichiatrico usato per stigmatizzare persone e situazioni è un problema. Anch'io ne faccio uso e, per qualche motivo che ignoro, tra tutte le espressioni discriminatorie che esistono è quella che faccio più fatica a eliminare...
@Lesamaesta la lingua per fortuna cambia, si evolve. Forse la «x» o l'«*» non sono il massimo, ma pensare e sperimentare una lingua inclusiva credo sia un bene. Un'alternativa - secondo me migliore - è la «u».
Qui c'è un bell'articolo che parla di tutte queste cose https://www.indiscreto.org/perche-cambiare-le-parole-puo-cambiare-la-societa/
@retrorobobotnik89 non avevo pensato a questa cosa, in effetti è vero, e forse è uno dei motivi per cui viene usata così poco? Chissà.
@leodurruti @sophyl @Lesamaesta
probabile, da me, ad esempio, qualcunu è troppo simile a quarcunu, che significa né più ne meno che qualcuno al maschile
@leodurruti @sophyl @Lesamaesta
Grazie per l'articolo, me lo salvo e appena posso lo leggo.
Aggiungo solo una cosa, usare "u" potrebbe avere forse qualche effetto straniante per chi conosce e parla i dialetti del sud, io mi trovo a mio agio con la "x" proprio perché impronunciabile, quindi non riconducibile a un identità di genere linguistica consolidata nel linguaggio comune.