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@cafeindipendentzia@xarxa.cloud conclusioni basilari: che il sistema capitalista è devastatore e va abbattuto, impossibile riformarlo o mitigarlo attraverso temporanee svolte redistributive ed ecosostenibili; che è impossibile farlo senza attaccare e abbattere, allo stesso tempo, lo stato nazionale e il patriarcato. Che la democrazia liberale rappresentativa ha fatto il suo corso, essendo incompatibile con un sistema economico che ormai procede *di crisi in crisi*. Che ogni sistema fondato sul merito è classista e dobbiamo costruirne uno fondato sui bisogni.

Ricette non ne ho: credo che «il piatto» debba venir fuori dalla prassi rivoluzionaria prima che dalla disquisizione teorica. La cosa che più si avvicina a un dopo desiderabile è, per me, la Carta del contratto sociale del Rojava e ciò che ne è seguito.

Pienamente d'accordo su tutto con @leodurruti

Restringere il suffragio mantenendo immutati stato e capitale porta al totalitarismo, non alla giustizia sociale. Stato nazione e democrazia parlamentare sono inadeguati a una società dove la comunicazione è del tutto disintermediata. Il modello confederale, basato sull'autogoverno a livello microterritoriale, ridurrebbe molto invece la circolazione di teorie irrazionali, perché il primo ambito di confronto politico dell'individuo sarebbe la propria comunità, non facebook, e perché ci sarebbe uno sforzo collettivo a socializzare gli strumenti di analisi dell'esistente

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