Due notarelle su «Rip It Up and Start Again. Post-punk 1978-1984»
La lettura più intensa e faticosa degli ultimi, boh, venticinque anni. Mi ci son voluti cinque mesi (), e ha rischiato di passare per il caminetto più volte.
Le dimensioni del carattere di questa edizione sono da denuncia.
Il new pop, al quale è dedicata quasi tutta la seconda metà del libro, è in grandissima parte merda fumante, caro Reynolds, e non ti perdonerò mai per avermi fatto leggere la storia dei Duran Duran e degli U2, seppur racchiusa in poche pagine.
Fine dello sfogo.
La prima parte del libro, quella intitolata «post-punk», è una lettura esaltante e direi *indispensabile*, la bibbia di uno dei periodi creativamente più stimolanti e rivoluzionari della storia della musica popolare (occidentale).
F I N E