1/2 Da un lato c'e' un reportage encomiabile della vita disastrata del proletariato industriale britannico in cui Giorgio si sforza onestamente di portare alla luce i suoi limiti di comprensione dovuti alla rigida divisione in caste della societa' inglese, in cui lui si colloca tra i borghesi impoveriti. Vede gia' chiaramente, nel '37, che quelli come lui possono essere attirati dal fascismo che dilaga in Europa, se la divisione in classi sara' semplicemente sovrapposta alle caste pre-esistenti e non legata ad oggettive condizioni economiche, facendoli accorrere dalla parte degli oppressori contro chi semplicemente ha un accento prolet ma gli stessi guadagni. Anticipa che il fascismo arrivera' in Inghilterra in una forma meno spettacolarizzata (vedi Churchill) e vuole battersi per evitarlo.

@Guardamiinfaccia @diorama

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2/2 Poi inizia un lungo rant in cui contrappone una visione semplicistica del socialismo (justice and liberty against the tyrants) alla realta' degli attivisti socialisti dell'epoca. In pratica tra quelli piu' in vista individua due tipi prevalenti: i proletari indottrinati marxisti che parlano come robot e glorificano i progressi tecnologici di Mosca; (nel 37!) i 'cranks' sentimentali con i sandali, bevitori di succhi di frutta con le barbe, fissati con yoga, vegetarianesimo, pacifismo e femminismo,
la cui direzione della rivoluzione orripilerebbe la working class molto piu' della precedente classe dirigente Tory. Il sunto e' che il socialismo (che distingue dal Labour party) ha il giusto messaggio ma gli ambasciatori sbagliati.
E' visionario e polemico, ma cosi' tanto che un sberla se la becca.
@Guardamiinfaccia @diorama

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