Ho avuto l'ardire di dire, in un gruppo bdsm, mentre si parlava di kink at pride, che mi gira abbastanza il cazzo se al pride partecipa gente cisetero (magari semplicemente kinky) che tutto l'anno se ne sbatte della comunità e delle sue istanze e delle lotte e poi viene quel giorno e si comporta come fosse a casa sua, prendendosi spazi che non gli appartengono, che mi sta bene se gli allies partecipano ma che stiano nel loro dato che quel momento non è per il loro protagonismo, e che il pride è un momento della comunità queer e per la comunità queer.

Apriti cielo manco avessi detto che mangio infanti a colazione "NoOoOoOo così crei DiViSiViTà, NoI e LoRo NoOoOoOo ma quindi l'iNcLuSiOnE funziona solo al contrario NoOoOoOo è soprattutto per la sEnSiBiLiZzAzIoNe e per LoRo"

MA DIO MERDA

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(Ah, assolutamente pro al kink at pride e anzi tanto rispetto per quello che la comunità leather ha fatto in passato per le istanze queer, ma quando è comunità e parte attiva)

@uncandy bah, io sono cis con bramosie kinky, ma mi sento liberamente queer. Al pride ci sono sempre andato solo, con tutta la consapevolezza della necessità di una politicizzazione della nostra sessualità, sentendomi parte di tutta quella massa diversificata... che mi trasmette gioia di vivere

@fluss0 @uncandy Credo che il punto su cui bisognerebbe focalizzarsi è proprio quel: "come fosse a casa sua, prendendosi spazi che non gli appartengono."

Lo stesso problema si verifica durante manifestazioni femministe, quando gli uomini pretendono di sfilare in prima fila insieme alle donne perché alleati e femministi. Non è così che funziona. L'accusa di mancanza di inclusività è solo se vieti agli allies di partecipare. Se questi però, in quanto allies, si sentono protagonisti al pari della comunità a cui è dedicato l'evento, è per me un comportamento egoistico e di protagonismo nel togliere ancora una volta voce, scena e presenza ad altrə.

@n6fab @uncandy io più passa il tempo e più trovo che la questione di genere sia un'esperienza soggettiva che mal si adatta all'incasellamento identitario di gruppo se non per finalità rivendicative particolari. io mi sento una molteplicità potenzialmente in transito e il mio comportamento sociale ne è influenzato, per me il pride è una manifestazione di questo stato e non mi sento un alleato, bensì parte attiva di processi diversificati di emancipazione da OGNI forma di classificazione

@fluss0 @uncandy Capisco il tuo pensiero soprattutto se si parla di soggettività e non incasellamento, però a me non basta per non essere altro che un'alleata. Sentirei di appropriarmi di qualcosa che io non "sento" come altrə. Potrei etichettarmi oltre a donna cis con altre definizioni su me stessa (etero? è riduttivo), ma non sopporto le etichette e già la mia condizione di donna cis-qualcosa mi basta per essere una privilegiata che non può capire e sentire il significato di un pride. Abbracciare tutto di una comunità queer è bello e ho il dovere di farlo a gran voce, ma il mio ruolo rimane e rimarrà sempre quello degli allies, quindi da privilegiatə dovremmo essere uno scudo e una voce più alta per la comunità queer. Oltre per me è presunzione (mio pensiero)
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