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La stagione Luca Carboni è una cosa che inizia ad aprile e si chiude ora che settembre declina, una cosa che attraversa l’estate, ogni lungomare di speranza e decadenza possibile, i viali assolati e vuoti che collegano le stazioni delle città di mare ai piccoli centri cittadini, una cosa che si posa sulle insegne dei bar e sulle scritte dei marchi di gelati scolorite dal battere della luce, si posa poi sul cemento e sui vestiti indossati in modo impreciso sul corpo salato che avverte il freddo dopo ore a scottare. Su sabbia, sassolini nei costumi, controre e vecchi libri rovinati dal susseguirsi di generazioni e delle loro mani e della loro salsedine, rumori dei bambini che giocano nei cortili, di posate che dopo pranzo e dopo cena portano i loro suoni nelle strade attraversando le finestre aperte.

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@unknow
è un po' banalizzare Carboni che è molto pù complesso del percorso
1) nel giro di Dalla
2) bel giovine che canta canzoncine
3) guru invecchiato
segnalerei solo (ma le sfumature sono 1000) l'avere tolto dalla naftalina un quasi genio come Claudio Lolli che nessuno voleva a mano (pure con motivazioni bastarde

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