L’economia riduce la politica (vecchia arte dell’organizzare) ad essere puro e semplice epifenomeno del proprio processo. Essa viene lasciata sopravvivere in quella specie di museo degli orrori che è il parlamento, con tutte le sue farse, oppure nell’astioso sottobosco dei piccoli rackets «extraparlamentari», tutti identici per ciò che concerne l’«organizzazione» formale o non formale di se stessi, ma in oscena concorrenza sul piano delle chiacchiere «strategiche».
(G. Collu, Transizione, 1970)