Troppo spesso ci neghiamo il diritto di piangere.
Perché piangere è da deboli.
Per emotivi, mammolette insomma, per sofficini umani dal ripieno di mozzarella.
Perché “i maschietti non piangono” ce l’hanno ripetuto sin dall’infanzia, continuamente, fino allo sfinimento, a schiaffoni.
Perché piangere è una chiara dimostrazione che t’importa, ma a te non deve importare: tu sei più forte dei tuoi sentimenti, del turbamento che senti nel petto, della delusione, dell’esasperazione.
Ti dicono di essere spietato, ma hai le nuvole nel cuore.
Non piangi perché il crollo delle tue barriere mostrerebbe quello che sei: un gomitolo intricato di carne ed emozioni, un paguro senza guscio, un granchio in muta dal carapace tenerello.
Annegheremo dentro noi stessi, se non ci lasciamo fluire.