Una lunga recensione critica di Morozov al libro di Shoshana Zuboff
Il limite principale del libro è di aver costruito un concetto - quello di capitalismo della sorveglianza - senza rendere conto dei suoi rapporti con altri concetti che descrivono gli stessi fenomeni come "Capitalismo cognitivo" o "Capitalismo delle piattaforme" e in generale di averlo presentato come un sistema che funziona in modo diverso rispetto al capitalismo senza aggettivi (parla più dell'aggettivo che del sostantivo); secondo Morozov questo accade perché Zuboff utilizza uno schema ereditato dal funzionalismo, che descrive nei dettagli il fenomeno di cui si occupa allo scopo di restituirne il perfetto adattamento all'ambiente sociale: anziché mettere alla prova la tesi iniziale si tratta di un metodo che accumula esempi per confermarla, e per questo è cieco sulle lotte per il potere e il denaro che danno forma all'economia capitalistica.
Morozov fa anche un parallelo fra il discorso di Zuboff e quello che si può definire, in maniera non proprio precisa, post-operaista: secondo l'autore bielorusso entrambi concordano sull'idea che il valore non si produce più all'interno della fabbrica e entrambi dipingono il capitalismo come un sistema che si evolve adattandosi al contesto (nel caso di Zuboff il motore del cambiamento sono i consumatori, nel caso dell'operaismo i lavoratori). Chiaramente vi è una grande differenza normativa, afferma Morozov, ma nonostante ciò le somiglianze possono essere utili a capire i limiti del pensiero radicale.
Avviso: la recensione è molto interessante ma è lunga più o meno quanto il libro.
thebaffler.com/latest/capitali…Capitalism’s New Clothes | Evgeny Morozov