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@diorama
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che va immediatamente corretta. Ci sono due razzismi : uno erropeo — e
questo lo lasciamo in monopolio ai capelbiondi d'oltralpe ; © uno africano —
e questo è un catechismo che, se non lo sappiamo, bisogna afrettarsi a im-
pararlo e ad adottarlo. Now si sarà mai dei dominatori, se non avremo la
coscienza esalla di una nostra fatale superiorità. Coi negri non sì Jraler=
nizza. Non si può, non si deve. Almeno finché non si sia data Toro una ci-
Giltà. Parla uno che comanda truppe nere e che ad esse è oramai attaccato
e affezionato quanto alla sua famiglia. Ma non cediamo a sentimentalismi.
Del resto, non occorre un intuito psicologico freudiano per avvedersi che
un indigeno ama il bianco solo in quanto lo teme 0 in quanto lo tiene infi-
nitamente superiore a sè. Niente indulgenze, niento amorazzi. Si pensi che
qui debbon venire famiglie, jamiglie © famiglie nostre. II bianco comandi.
Ogni languore che possa intiepidiri di dentro non deve trapelare al difuori.
Abbiamo conquistato il Tigraî, cioè una terra che, a dispetto dei suoi
calunnialori, s'impone alla nostra ammirazione, Aspra, ma Vella. E di una
generosità non comune. Col mio Battaglione l'ho battuto tutto, il Tigrai, da
ovest ad est. Conto — io contadino, e quindi un po' intenditore — che alcuni
milioni di Italiani ci posson vivere largamente, anche se nel principio non
comodamente. Ma questo « non comodamente » mi fa piacere : questa terra
sarà finalmente il necessario banco di scuola dî un'Italia rude, callosa e
sublime. Il clima duro non sarà pià una parola nè un'invocazione.
Salvo qualche messacoscienza, nessuno di noî si augura che la guerra
finisca. Potrà essere sciocco, ma è così. Noi, soldati, non abbiamo che un
desiderio : continuare, afferrare finalmente questo nemico fantomatico e
stroncarlo. Lo faremmo senza batter ciglio. E lo diciamo noi delle Truppe
Indigene che tultî, chî più chi meno, un po' di fuoco lo abbiamo assaggiato
e sappiamo già cosa sia. Desideriamo chiudere î conti — e ci pare che quella
per via diplomatica non sarebbe mai una vera e propria chiusura. Dirò di
più : sentiamo talvolta uno strano senso per l'aviazione e l'artiglieria che,
con le loro mirabili azioni preliminari alle nostre avanzate, ci fanno il vuoto
barometrico davanti e ci condannano quasi sempre ad un'uggiosa sterilità.
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Salvo qualche mezzacoscienza, nessuno di noi pensa che un trattato di
pace — qualunque esso sia — possa esaurire il nostro compito qui. Non ab-
biamo messo în bilancio, venendo, dei mesi di vita, ma degli anni. È_una
lerra sterminata questa, non jacile a domare. Imporrà una selezione mollo
rigida, sarà un esame alquanto duro che, a superarlo, richiederà non co-
muni energie, sia fisiche che morali.
Questo potrà jar sorridere chi non sta alla jronte. Ma gli Italiani che
vedono l'Africa di lontano 0 da certe metropolitette di britannico stampo,
possono fare a meno di venire 0 di restare qui. Possono tornare în via Veneto
a fare, magari, î reduci con distintivo.
Dicembre 1935-XIV
Inpro MONTANELLI
del XX Battaglione Eritreo,