È in corso, in questi giorni, un'oscena canonizzazione di Giovannino Lamiera, al secolo Giovanni Agnelli. A noi piace ricordarlo così: mentre si pippa la vita di centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici. E noi li ricordiamo: infortunati, schiacciati dalle macchine, investiti da getti di acciaio fuso perché si toglievano le sicurezze per aumentare di qualche tonnellata la produzione, stritolati dalle sue catene di montaggio, con i polmoni distrutti dall'asbesto che già si sapeva dannoso. Prepensionati. Licenziati. Mandati nei reparti confino. Scartati. Schedati. Dimenticati. Ma anche capaci di ribellarsi, di ribaltare il tavolo, di spazzolare reparti e uffici, di inseguire i capetti, di spaventare questo balordo che gli succhiava la vita e i soi servi.