Chiamiamo "reclutamento predatorio" quel sistema utilizzato dalle aziende di consulenza per rifornire di nuovi dipendenti le loro linee di lavoro.
Un ricambio continuo reso necessario dall'alto tasso di ricambio dei dipendenti, sottoposti a stress, pagati poco e messi a svolgere lavori ripetitivi e spesso superflui, utili esclusivamente alla soddisfazione del cliente pagante.
La qualità tecnica non paga: l'importante è arrivare a chiudere il contratto, fare il minimo indispensabile per fare felice il cliente e se poi il software dopo un anno è inutilizzabile, verrà buttato via e si aprirà un nuovo contratto.
Un meccanismo perverso che produce enormi guadagni per l'azienda ma con due vittime: chi lavora e chi dovrà utilizzare il software.