Ieri sono andato alla commemorazione che fanno ad Enzo del Re, morto una decade fa, ogni anno nel suo paese natio. Anifteatro in piazza larghissima e vuota sul lungomare. Siamo arrivati consapevoli che i posti gratuiti fossero tutti prenotati e contavamo di restare fuori, oltre le transenne. Ma le transenne erano surmontate da teli scuri per evitare che la gente lenta di click potesse vedere.
Nell'oretta in cui ho resistito non ho mai sentito la parola "anarchia", ispirazione ineliminabile e fiera che ha permeato tutta la vita, oltre che l'opera, di Enzo. Si limitavano a riferimenti vaghi ai "suoi temi che sono ancora attuali" o al '68.
E allora, non solo "vaffanculo alla fatica e a chi la vuole" ma anche ai post-PCI stakanovisti a chiacchiere che ne stanno monopolizzando la memoria.