'Eppure tra questa che seppi menzogna,
nella vita, rabbioso m’attardo.
Ecco, è come se verso la brughiera
che è eletta dalla lepre
e che il pioppo circonda e vuole a
ombroso letto ai riposi
della sua corona che perisce
nei giorni, è come se
in questo andare che non ha ancora
senso, ma già rifiuta la paura
rifiuta il silenzio – ah, individuata
e subito confusa legge, bruto
plasma, densissima lingua -
io sia colui che “io”
“io” dire, almeno, può, nel vuoto,
può, nell’immenso scotoma,
“io”, più che la pietra, la foglia, il cielo, “io”:"
Andrea Zanzotto, IX Ecloghe, Mondadori, 1962"