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#Mediobanca

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" Mps-Mediobanca, una battaglia basata sulla propaganda

L'assalto del Monte dei Paschi ha un'obiettivo chiaro: trasformare Francesco Gaetano Caltagirone in uno dei big player del settore bancario e assicurativo. I vantaggi per risparmiatori e contribuenti sono invece tutti da dimostrare "

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The Washing News · Mps-Mediobanca, una battaglia basata sulla propagandaL'assalto del Monte a Mediobanca farà gli interessi di Francesco Gaetano Caltagirone. Ma per i risparmiatori ci sono più dubbi che vantaggi

In principio, era il 1960, i rapporti tra il “padrone dei padroni” [Enrico Cuccia] <755, per usare l’espressione di Giorgio Galli, e l’outsider siciliano [Michele Sindona] che si era conquistato le simpatie e l’amicizia di gran parte della borghesia milanese furono quasi idilliaci.
Iniziò tutto quando Mino Brughera aveva dato a Sindona una procura per i suoi affari: conoscendo la proverbiale prudenza dell’ex-presidente del Credito Italiano, Cuccia, che fino ad allora lo aveva ignorato, mandò a dire all’avvocato di Patti che voleva andare a trovarlo nel suo ufficio in via Turati. «Mai al mondo! Non permetterò che il re della finanza si muova per me. Sarò io ad andare da lui» <756, così dopo pochi giorni varcò il portone della sede di Mediobanca in via Filodrammatici. Il colloquio, cordiale, si concluse con l’impegno di andare a colazione insieme e la volta dopo fu Cuccia ad andare nello studio di Sindona. Quando si trattò di pagare il conto, Cuccia volle a tutti i costi saldarlo lui: «Non accetto mai di rimanere in debito con qualcuno, preferisco essere sempre in credito» <757, sentenziò il patron di Mediobanca e Sindona, che aveva fatto di tutto per assecondarlo, accettò. Salvo poi riflettere sul valore simbolico di quel gesto soprattutto nella comune cultura siciliana e decise di contraccambiare, inviandogli un prezioso libro sulle opere di un pittore russo pubblicato dalla sua casa editrice. Nemmeno 24 ore dopo da via Filodrammatici arrivò un libro altrettanto prezioso <758. E andò avanti così per un po’, con Sindona che risolse anche un problema fiscale alla Fidia, creatura di Cuccia che nei suoi piani avrebbe dovuto diventare un gioiello finanziario di lusso, con partecipazioni selezionate solamente in società in sicura espansione. I due entrarono in società anche nella realizzazione di un complesso turistico-balneare al Lido di Spina, sul litorale di Ferrara <759.
Il rapporto tra i due si incrinò quando Franco Marinotti propose di cooptare Sindona nel consiglio di amministrazione della SNIA Viscosa, dopo aver ottenuto il beneplacito di Adolfo Tino, Presidente di Mediobanca: Cuccia avrebbe voluto attribuirsi la paternità della nomina, creandosi un credito nei confronti dell’avvocato di Patti, ma Sindona ribatté che c’era già stato il gradimento di Tino, provocando la reazione stizzita del dominus della finanza italiana: «dovresti sapere che in Mediobanca sono solo io a prendere decisioni» <760.
La rottura si consumò con l’affare CTIP (Compagnia Tecnica Italiana Petroli), una grande società con mille ingegneri specializzati nella progettazione e realizzazione di raffinerie che Sindona aveva rilevato da Moizzi. Cuccia aveva bisogno di una società di impiantistica per la Montecatini e propose a Sindona di cedere la sua CTIP al colosso della chimica. L’affare saltò per contrasti tra i vertici del colosso della chimica e Cuccia, che si era impegnato con Sindona, gli trovò un altro acquirente, la belga Sofina. L’affare andò in porto ma qualche tempo dopo, nel 1965, la Sofina accusò Sindona di aver falsificato i bilanci, che pure erano stati garantiti dalla Reconta, la società di revisione contabile di Mediobanca. Alla fine il finanziere di Patti aveva dovuto restituire parte dei milioni ricevuti dal colosso belga, anche se riuscì a far dichiarare dall’arbitrato di Ginevra che i bilanci da lui presentati non erano stati falsificati ma contenevano soltanto degli errori materiali. Cuccia però non poteva passare sopra alla figuraccia che Sindona gli aveva fatto fare con il potentissimo Andrè Meyer, il banchiere francese patron della Lazard definito il Picasso delle Banche, vicino ai democratici USA, che nell’affare rappresentava la Sofina.
Da quel momento l’ostilità tra i due fu palese e Cuccia non perse occasione per mettere i bastoni tra le ruote alle mire espansionistiche del rivale, che giocava per soppiantarlo, forte dell’alleanza con la Hambros, la Continental Illinois di Kennedy e lo IOR di Marcinkus <761. Lo scontro tra i due può essere ben rappresentato come una lotta simbolica tutta interna alla classe dominante, in cui Sindona non faceva altro che rappresentare «la versione patologica ma tutt’altro che effimera» <762 di quel capitalismo relazionale di cui Cuccia era il maestro assoluto.
Alla morte di Franco Marinotti nel 1966, fu Cuccia a convincere il figlio Paolo a non cedere la SNIA Viscosa a Sindona, così come sempre Cuccia, questa volta insieme al governatore della Banca d’Italia Guido Carli e all’intero establishment italiano, a far naufragare parte dell’assalto sindoniano alla finanza italiana nel biennio ’69-’71.
Nel 1969 Sindona aveva iniziato la scalata al gruppo Pesenti, puntando all’Istituto Bancario Italiano e alla società di assicurazioni Ras, controllate dall’Italcementi attraverso la finanziaria Italmobiliare. Carlo Pesenti, che era parte di quella frazione della borghesia milanese che aveva fatto fortuna non solo per le proprie capacità ma anche per i solidi legami politici, si difese facendo intervenire sul governatore Carli l’allora ministro del tesoro democristiano Emilio Colombo, che costrinse Sindona e Hambro a rivendere a Pesenti le azioni che avevano rastrellato, dando loro però la facoltà di scegliere il prezzo, che fu fissato a 50 miliardi di lire (contro i 35 a cui erano state comprate) <763.
Negli stessi mesi dell’assalto all’Italcementi, Sindona aveva iniziato a rastrellare anche azioni della Centrale finanziaria generale spa, ex-società elettrica e telefonica che dal 1962 aveva diversificato le proprie partecipazioni industriali, ad esempio partecipando al salvataggio dell’Olivetti nel 1963, insieme alla Fiat, alla Pirelli, all’Imi e a Mediobanca. Nonostante l’opposizione di Cuccia e Carli, questa volta Sindona riuscì a spuntarla, non solo perché, col sostegno degli Hambro, si disse disposto a pagare mille lire in più sulla quotazione fissata per ogni azione (6500 lire), ma soprattutto perché Gianni Agnelli, a cui il sindacato di controllo aveva offerto il pacchetto, rifiutò <764. Nel nuovo cda Sindona nominò, oltre a se stesso, Evelyn de Rothschild, Jocelyn Hambro, Massimo Spada, John McCaffery Jnr (figlio di John), Roberto Calvi e Cesare Merzagora <765. Con l’ex-presidente del Senato e neo-presidente delle Assicurazioni Generali Sindona aveva preso a frequentarsi nel 1967, grazie ai comuni amici McCaffery ed Ettore Lolli, all’epoca presidente della Ras <766: Merzagora riteneva Sindona la figura adatta per contrastare l’espansionismo dello Stato in economia <767.
L’epilogo non fu quello sperato nel caso della Banca Nazionale dell’Agricoltura, il principale istituto privato di credito italiano che, con una rete di sportelli diffusa in tutta la penisola e con depositi dieci volte superiori a quelli della Privata e dell’Unione messe insieme, sarebbe potuta diventare la colonna portante del futuro impero sindoniano: Cuccia, alla testa dell’intero establishment economico-finanziario italiano, fece sfumare il sogno di Sindona sia in questa, che nell’OPA Bastogi <768, che il finanziere di Patti lanciò formalmente il 13 settembre 1971. Sacrificando l’indipendenza della Montedison dalla borghesia di Stato e favorendo, come abbiamo visto, l’ascesa di Eugenio Cefis, Cuccia ottenne anche un risultato prezioso a livello internazionale: la definitiva uscita di scena dal mercato italiano della Hambros, che all’ennesima sconfitta portò a capo della banca Charles Hambro, cugino di Jocelyn, che decise di disfare l’impero di partecipazioni estere della banca londinese <769, abbandonando Sindona e rivendendo tanto le sue quote nella Centrale, riacquistate da Roberto Calvi, che della Generale Immobiliare, riacquistate da Sindona <770. Nella guerra finanziaria internazionale che vedeva André Meyer da un lato e la maggioranza delle banche di investimento americane dall’altra (Hambros, Lehman Brothers, la Continental e altre), Cuccia metteva a segno per il suo nume tutelare patron della Lazard un colpo straordinario nella lotta simbolica ai vertici della classe dominante del capitalismo finanziario internazionale.
[NOTE]
755 GALLI, G. (1995). Il Padrone dei Padroni. Enrico Cuccia, il potere di Mediobanca e il capitalismo italiano, Milano, Garzanti.
756 Ivi, p. 58.
757 Ibidem.
758 Ibidem.
759 Ivi, p. 59.
760 Galli, op. cit., p. 119
761 Sul punto, si veda Galli, op. cit., p. 119 e Magnani, op. cit., p. 37 e ss.
762 Magnani, op.cit., p. 4.
763 A causa dell’esborso imprevisto, Pesenti fu costretto a liberarsi di diverse attività industriali, tra cui la Lancia, in perdita di 40 miliardi di lire, che fu ricomprata dalla Fiat per 1 lira ad azione. Secondo molti testimoni dell’epoca, i soldi per pagare Sindona furono prelevati direttamente dai depositi dell’IBI, violando la legge bancaria, esattamente come avrebbe fatto il finanziere di Patti anni dopo. In questo caso però l’establishment chiuse un occhio. Cfr Panerai, De Luca, op. cit., p. 75.
764 Panerai, De Luca, op. cit., p. 122.
765 Magnani, op. cit., p. 48.
766 Lolli era a capo del sindacato di controllo della Centrale, quando arrivò l’offerta di Sindona.
767 Magnani, op. cit., p. 48.
768 Come ricorda Magnani, fu la prima volta che venne lanciata un’Offerta Pubblica di Acquisto, cosa abituale negli USA e in Gran Bretagna ma per nulla apprezzata in Italia, dove le maggiori operazioni venivano quasi sempre concordate in ristretti circoli finanziari a danno dei piccoli azionisti. Dalla parte di Sindona si schierarono quindi il Corriere della Sera, La Stampa, l’Espresso, il Mondo e Cesare Merzagora, che vedevano in questo elemento di novità un modo per normalizzare il sistema finanziario italiano, smuovendolo dalla palude del capitalismo relazionale di Cuccia. Oltre alla Hambros, Sindona era sostenuto dalla Continental Illinois, dalla Paribas e dalla Comit, nonché dallo IOR di Marcinkus. In maniera occulta, il finanziere di Patti era sostenuto anche dal Banco Ambrosiano, guidato da Roberto Calvi, e dalla compagna di tante speculazioni, Anna Bonomi.
769 Panerai, De Luca, op. cit., p. 139.
770 Magnani, op. cit., p. 53.
Pierpaolo Farina, Le affinità elettive. Il rapporto tra mafia e capitalismo in Lombardia, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2019-2020

https://bigarella.wordpress.com/2024/10/24/merzagora-riteneva-sindona-la-figura-adatta-per-contrastare-lespansionismo-dello-stato-in-economia/

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Gli hacktivisti di NoName057(16) colpiscono ancora. Medio Banca, BPS e Ministero dell’Economia e delle Finanze

Il gruppo di di (16) ha sferrato oggi dei nuovi contro diversi obiettivi da questa mattina attraverso la tecnica del Distributed Denial of a Service ().

Al momento risultano completamente offline il sito di e del Ministero dell'Economia e delle FInanze (). Gli altri risultano raggiungibili con il , mentre il sito di Banca D'Italia risulta perfettamente funzionante.

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