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Le lezioni da trarne:
* backuppare TUTTO
* mai fidarsi dei servizi altrui
* fb è il male assoluto
* serve un fork di bookwyrm per i film

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e i suoi redattori arrestati, complici di aver ospitato alcuni compagni di Alice.

Il processo, con assoluzione chiesta anche dal Pubblico Ministero, sarà celebrato solo 7 anni dopo.
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Qui il cassetto con i nostri ricordi:
radioalice.org

𝐀𝐥𝐢𝐜𝐞 𝐞̀ 𝐢𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐚𝐝𝐢𝐬𝐨
Il documentario di Guido Chiesa:
vimeo.com/249293958

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La storia della chiusura e del nostro arresto è cosa nota, come è noto cos'era stata per il mondo della comunicazione nell'anno precedente.

𝗕𝗼𝗹𝗼𝗴𝗻𝗮, 𝟭𝟮 𝗺𝗮𝗿𝘇𝗼 𝟭𝟵𝟳𝟳, 𝗼𝗿𝗲 𝟮𝟯

𝗟𝗮 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘇𝗶𝗮 𝗲𝗻𝘁𝗿𝗮 𝗶𝗻

Una ventina di persone fugge dai tetti, quattro rimangono a presidiare la radio, una sale per le scale ignara.

LE ULTIME VOCI DI RADIO ALICE:
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radioalice.org/index.php?optio

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Dal minuto 50:00 del podcast di , trasmissione di approfondimento di , si parla delle violenze sessuate commesse da il e della logica degli stupri di guerra. Per uno sguardo critico sulle violenze sessuate compiute dagli islamisti e dall'apparato dell'apartheid israeliano.

radioblackout.org/podcast/anar

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andrò ancora a ricordare Francesco in via Mascarella, come tutti gli anni facciamo.

Lo facciamo perché questa storia dev’essere mantenuta viva da noi che c’eravamo, non possiamo lasciare che a raccontarla siano solo le oscene sentenze giudiziarie.
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“istituzioni” cittadine per l’intervento dei blindati per "riportare l’ordine in città” (unica volta nella storia europea - oh, che antidemocratici i cinesi, in piazza Tiennamen!).

Scusatemi lo sfogo, ma 47 anni non hanno sopito la mia rabbia e il mio dolore.
Quest’anno,
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Non dimentico lo stupore di fronte alla rabbia dei compagni per l’assassinio, il tentativo di descrivere il movimento cosiddetto studentesco come “infiltrato dai fascisti spagnoli” (dichiarazione di un maleodorante relatore in una riunione in via Barberie), l’applauso delle
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telefonata.
Non s’erano neanche degnati di ascoltarla.

Questi anni sono passati, ma chi era Francesco, chi eravamo noi e chi erano gli assassini.

Non dimentico un’amministrazione comunale e un partito, che si diceva comunista, schierato a difesa degli
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semplice).
La telefonata andò in diretta radiofonica.

Quando il giorno dopo fummo arrestati, la polizia sequestrò tutto il materiale che era in Radio.
Dopo il pestaggio che subimmo in questura, il capo della squadra mobile dott. Lomastro ci chiese di quella telefonata.
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L'ho raccontato tante volte in questi anni:
Fra le tante testimonianze, arrivò a una telefonata d'un dipendente della casa editrice Zanichelli (situata a pochi metri da lì), che raccontava di uno sparatore con i "baffi sul braccio" (un graduato, non un carabiniere
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accertato furono sparati in via Mascarella (quelli cerchiati con il gesso), a cui vanno sommati quelli sparati pochi minuti prima in via Bertoloni e quelli non identificati.

Noi sappiamo che il dott. Catalanotti (il magistrato inquirente) finse solo di cercare i colpevoli.
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Tramontani), ma poi, appunto, lo protegge. Infatti, puntualmente, la sentenza della sentenza della corte d'appello lo riconosce responsabile, ma ne dichiara “legittimo" l'avere sparato.

Ma noi sappiamo bene che la sua arma non poteva contenere tutti e 13 i colpi che fu
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Stato sceglie e applica (per la prima volta a ) l'utilizzo delle armi contro il conflitto sociale.

Lo fa senza remore, né ipocrisie, tanto da varare immediatamente la legge su "l'uso legittimo delle armi".

Per pura forma propone un capro espiatorio (il carabiniere
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1977
Gli uomini alle dipendenze del ministro che ama gli assassini, quello che va ai matrimoni dei “brigatisti”, quello che difende l'organizzazione criminale , sparano a e l'uccidono.

Sono passati 47 anni da quel giorno, il giorno in cui lo

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VENERDI 15 MARZO
dalle ore 18.30 al Circolo Anarchico C. Berneri
Incontro con Carlo Milani autore di TECNOLOGIE CONVIVIALI (elèuthera)

.....apprendere
attraverso la pedagogia hacker
l’attitudine a smontare le cose, a capirne i funzionamenti interni, non per romperle, ma per svelarle e modificarle.....

A seguire cena popolare con vini naturali e birre artigianali

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"La maschilità è in grado di peggiorare il benessere fisico e mentale degli uomini, e quello di chi sta loro accanto, anche in altri modi: la rigida aderenza agli ideali di maschilità tradizionale è associata a sintomi depressivi della propria partner, a conflitti nel bilanciamento tra doveri familiari e lavorativi, e a bassi livelli di intimità, soddisfazione e benessere relazionale.

Da decenni è inoltre stato dimostrato il notevole ruolo del supporto emotivo-sociale sulla salute fisica e mentale: il semplice atto di confidarsi in intimità, ad esempio, è associato ad un migliore funzionamento immunitario. È dunque molto grave il ruolo delle norme tradizionali di genere nel limitare i benefici psico-fisiologici, es. inibendo l’espressione di vulnerabilità."

Svegliatevi, per favore.

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"La causa dei problemi degli uomini nasce dall’immaginario con cui vengono socializzati e che alimentano quotidianamente, spaventati dall’idea che sia l’unico possibile.

Cresciuti con l’immaginario dell’uomo invulnerabile, dominante, anaffettivo e che non deve chiedere mai aiuto, molti si sforzano di nascondere i sintomi depressivi o li manifestano in maniera atipica, rendendo più difficile per le e i professionisti determinare la presenza di un disturbo depressivo, aumentando quindi il rischio suicidario.

L’aderenza alle norme sociali di maschilità tradizionale aumenta la probabilità in di attuare vari comportamenti che pongono a rischio la propria (e altrui) salute, come bere alcolici in abbondanza, fumare, fare uso di violenza e ignorare i consigli medici di stili di vita più salutari."

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"Alla maggioranza degli uomini serve il femminismo perché, nonostante venga loro diagnosticata una depressione clinica la metà delle volte rispetto alle donne, gli uomini si tolgono la vita quasi quattro volte più spesso. Gli uomini hanno un’aspettativa di vita di 2-8 anni inferiore a quella delle donne e sono più a rischio di essere vittime di crimini violenti. Inoltre, malgrado alcuni miglioramenti parziali, stringono ancora meno amicizie strette e si aspettano, offrono e trovano meno intimità e supporto emotivo rispetto alle amicizie tra donne.

Di fronte ai drammi e ai limiti della vita si dimostrano meno psicologicamente resilienti e meno preparati ad affrontare le avversità."

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iltascabile.com/societa/maschi

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Considerazione sull'aborto volontario 

Non mi permetto di entrare nel merito delle esperienze individuali, ognuna/ə ha la sua, con la propria sensibilità e il proprio sistema di significati.

Ma di storie ne ho sentite diverse; spesso le persone che soffrono dopo aver abortito volontariamente soffrono perché sono state, per tutta l'esperienza, circondate da persone di merda. A volte ci si rende conto dopo anni che non è stato l'aborto in sé, ma l'esperienza e le persone intorno.

Io ho avuto un aborto a 20 anni e lo vissi malissimo perché davvero ero circondata da persone stronzissime, a parte le angeliche mediche e infermiere del Santa Chiara di Pisa che ringrazierò finché campo. Per un po' di tempo dopo ho creduto che fosse stato un trauma per me, anche se volevo interrompere la gravidanza.
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Considerazione sull'aborto volontario 

poi ho capito che il "trauma" stava da tutt'altra parte!
Nella relazione sbagliata con un a persona sbagliatissima, nel come le persone che avevo intorno hanno reagito alla notizia, nel buco di vergogna e isolamento in cui mi hanno gettato e dove purtroppo mi sono lasciata gettare, perché a 20 anni non capivo veramente una sega.

Ho parlato con tante donne che hanno avuto un'esperienza analoga. Aborti vissuti nella vergogna, nel silenzio, nel dolore, nella minaccia dell'abbandono o di vendetta, nell'accusa di essere egoiste o altre fantasticherie cattoliche o criptocattoliche, non sono aborti vissuti bene. Ma non è la scelta in sé, è come gli altri te la fanno vivere; come se te la dovessi sudare, conquistare con il sangue.
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