Il tentativo di #Israele di bloccare i festeggiamenti per il rilascio dei prigionieri palestinesi rivela il vero obiettivo della guerra.1
"A quanto pare, non c'è forma di nazionalismo più orgogliosa che rendere "l'altro" infelice."
#27novembre #Gaza #Israel #Palestine #ApartheidIsrael #IsraeliOccupation #PACE #Peace #Nowar #RestiamoUmani
" “Non si addormenterà ne dormirà colui che custodisce Israele”, proprio come recita il Libro dei Salmi.
Venerdì scorso, gli agenti di polizia hanno lavorato per lunghe interminabili ore per sedare la gioia delle prigioniere palestinesi, rilasciate dalle carceri israeliane in cambio di ostaggi israeliani, e delle loro famiglie.
Secondo il "Palestinian Prisoners’ Club", i prigionieri che violano i termini del loro rilascio e festeggiano pubblicamente sono soggetti a una multa di 70.000 shekel (17.250 euro).
I termini includono il divieto di distribuire caramelle, un divieto che sembra essere stato applicato con eccessivo zelo dai bravi ragazzi del Ministro della Sicurezza Nazionale #ItamarBen_Gvir, la Polizia di Israele. 2
Secondo un reporter di Al Jazeera, “le caramelle sono state confiscate nella casa del prigioniero Amani al-Hashim a Beit Hanina, dove la famiglia aveva intenzione di distribuirle agli ospiti”.
A quanto pare, non c'è forma di nazionalismo più orgogliosa che rendere "l'altro" infelice.
Finora non siamo stati informati sul destino delle caramelle: se sono state distrutte come dichiarazioni di incitamento o se sono finite nella pancia di chi le ha portate via.
Ci si chiede anche se sia kosher addolcire la propria vita con le caramelle del nemico.
Nel frattempo, la dolce vendetta in stile Ben-Gvir è stata compiuta in pieno. 3
I media israeliani mainstream non hanno parlato affatto della liberazione delle donne palestinesi prigioniere.
Non gli sarebbe mai passato per la mente, nemmeno per un momento, di offuscare i sentimenti di felicità degli ebrei con la felicità degli arabi.
Anche la copertura giornalistica ha i suoi limiti e al diavolo la cronaca obiettiva.
Poi chiedono con insondabile serietà quale sia lo scopo della guerra dichiarata il 7 ottobre, come se non fosse chiaro che l'obiettivo è la vendetta.
Semplicemente la vendetta. 4
Ma la fretta di lanciare una guerra a tutta forza, e, come tutti sanno, la fretta è del diavolo, ha impedito al mondo di riflettere su ciò che è accaduto nelle comunità israeliane di confine in quel giorno apocalittico, sui crimini di Hamas e di ascoltare le storie strazianti degli orfani, dei feriti e di coloro che si sono nascosti nelle loro stanze sicure.
L'impulso di vendetta ha trionfato sulla saggezza, che non è il prodotto dell'impulso ma piuttosto del pensiero.
Il sentimento di vendetta è stato così forte che Israele ha lanciato un assalto senza precedenti a Gaza poche ore dopo. E il mondo, prima che riuscisse ad assorbire la portata degli orrori di Hamas, aveva già creato un legame con le incredibili sofferenze di Gaza. 5
Dobbiamo ricordare che nel 2001, dopo il terribile attacco terroristico al Delfinario di Tel Aviv, la prima cosa che il Primo Ministro Ariel Sharon fece fu quella di mostrare al mondo le dimensioni del crimine prima di passare all'attacco contro il popolo palestinese.
Si trattò di un attacco sanguinoso ed efferato che riflette l'intero curriculum aggressivo di Sharon, ma che raccolse il sostegno del mondo intero.
Se pensiamo alla storia delle guerre recenti, l'elemento della vendetta ha avuto un ruolo centrale in esse. 6
Nella prima guerra del Libano, nel 1982, Israele cercò di vendicare il tentativo di assassinio dell'ambasciatore israeliano in Gran Bretagna, Shlomo Argov, che era stato gravemente ferito nell'attacco.
Nella Seconda guerra del Libano del 2006, Israele scese in campo dopo il rapimento di 2 soldati.
Nella prima guerra, Israele pagò con la vita di 655 soldati; nella seconda, con la vita di 165 soldati e civili, senza contare i morti dall'altra parte, ma in fondo chi li conta?
È un peccato che non vengano conteggiate le guerre che sono state evitate, ad esempio dopo il rapimento di tre soldati al confine libanese nel 2000. 7
Alla fine comunque, anche dopo i 165 morti della Seconda guerra del Libano, Israele ed Hezbollah raggiunsero un accordo con lo stesso risultato: uno scambio di prigionieri.
Una guerra che è interamente il prodotto di una rabbia cieca, senza alcun piano per il periodo successivo alla guerra, e mentre il presidente palestinese #MahmoudAbbas viene escluso come partner, è un conflitto che lascia presagire almeno altri 100 anni di guerre." 8