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[2025-03-05] ☄️𝙑𝙀𝙉𝙄𝘼𝙈𝙊 𝘿𝘼𝙇 𝙉𝙄𝙀𝙉𝙏𝙀 𝙈𝘼 𝙋𝙐𝙉𝙏𝙄𝘼𝙈𝙊 𝘼𝙇𝙇𝙀 𝙎𝙏𝙀𝙇𝙇𝙀! @ Corte Tre balotta.org/event/comet

Balotta · ☄️𝙑𝙀𝙉𝙄𝘼𝙈𝙊 𝘿𝘼𝙇 𝙉𝙄𝙀𝙉𝙏𝙀 𝙈𝘼 𝙋𝙐𝙉𝙏𝙄𝘼𝙈𝙊 𝘼𝙇𝙇𝙀 𝙎𝙏𝙀𝙇𝙇𝙀!☄️𝙑𝙀𝙉𝙄𝘼𝙈𝙊 𝘿𝘼𝙇 𝙉𝙄𝙀𝙉𝙏𝙀 𝙈𝘼 𝙋𝙐𝙉𝙏𝙄𝘼𝙈𝙊 𝘼𝙇𝙇𝙀 𝙎𝙏𝙀𝙇𝙇𝙀! 𝙈𝙚𝙧𝙘𝙤𝙡𝙚𝙙ì 𝟬𝟱/𝟬𝟯 - CORTE 3, VIA NICOLÒ DALL’ARCA 34 𝙃𝟭𝟳:𝟯𝟬 𝙄 𝙂𝙄𝙊𝙑𝘼𝙉𝙄 𝙉𝙀𝙇𝙇𝙀 𝘾𝙊𝙍𝙏𝙄 𝙋𝙊𝙋𝙊𝙇𝘼𝙍𝙄 - 𝙄𝙣𝙘𝙤𝙣𝙩𝙧𝙤 𝙘𝙤𝙣 Immigrital1 𝙃𝟭𝟴:𝟭𝟭 𝙄𝙁𝙏𝘼𝙍 - 𝙘𝙤𝙣𝙙𝙞𝙫𝙞𝙙𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙥𝙞𝙖𝙩𝙩𝙞 𝙙𝙖𝙡 𝙢𝙤𝙣𝙙𝙤 𝙃𝟭𝟵:𝟯𝟬 𝙇𝙞𝙫𝙚 𝙘𝙤𝙣 Unpluggedmusique Da tempo ormai sentiamo parlare di ragazz3 di seconda generazione, di giovani come di un fenomeno incompreso, sconosciuto, persino da criminalizzare, accendendo i riflettori su una soggettività in particolare, senza vedere realmente il contesto. Senza ascoltare chi quelle esperienze le vive e vorrebbe raccontarle in prima persona, senza semplificazioni o mistificazioni. Occorre spogliarci dei nostri privilegi e comprendere le variegate manifestazioni di quello che viene additato con un generico “disagio”. Mercoledì 5 marzo, assieme al collettivo Immigrital proveremo ad analizzare desideri, linguaggi e contraddizioni di giovani e giovanissim3 che subiscono lo scempio delle narrazioni politiche e mediatiche che relegano queste soggettività ai margini delle metropoli, producendo ghettizzazione e e instillando la diffidenza nell3 abitanti dei quartieri. Siamo stanch3 di vedere queste posizioni predominare nei canali di informazione, vogliamo riappropriarci dei discorsi che parlano di noi, dei nostri quartieri, della nostra età, degli spazi di possibilità che cerchiamo di conquistarci in un presente così complesso e spesso costringente e costruire insieme prospettive di riscatto, spezzare il ricatto tra miseria, sfruttamento e strada. A seguire un iftar condiviso con sapori dal mondo e un live con Unpluggedmusique ! ✨

☄️𝙑𝙀𝙉𝙄𝘼𝙈𝙊 𝘿𝘼𝙇 𝙉𝙄𝙀𝙉𝙏𝙀 𝙈𝘼 𝙋𝙐𝙉𝙏𝙄𝘼𝙈𝙊 𝘼𝙇𝙇𝙀 𝙎𝙏𝙀𝙇𝙇𝙀!

<p>Corte Tre, mercoledì 5 marzo alle ore 17:30 CET</p><p>☄️𝙑𝙀𝙉𝙄𝘼𝙈𝙊 𝘿𝘼𝙇 𝙉𝙄𝙀𝙉𝙏𝙀 𝙈𝘼 𝙋𝙐𝙉𝙏𝙄𝘼𝙈𝙊 𝘼𝙇𝙇𝙀 𝙎𝙏𝙀𝙇𝙇𝙀! <br><br>𝙈𝙚𝙧𝙘𝙤𝙡𝙚𝙙ì 𝟬𝟱/𝟬𝟯 - CORTE 3, VIA NICOLÒ DALL’ARCA 34<br><br>𝙃𝟭𝟳:𝟯𝟬<br>𝙄 𝙂𝙄𝙊𝙑𝘼𝙉𝙄 𝙉𝙀𝙇𝙇𝙀 𝘾𝙊𝙍𝙏𝙄 𝙋𝙊𝙋𝙊𝙇𝘼𝙍𝙄 - 𝙄𝙣𝙘𝙤𝙣𝙩𝙧𝙤 𝙘𝙤𝙣 Immigrital1 <br><br>𝙃𝟭𝟴:𝟭𝟭 <br>𝙄𝙁𝙏𝘼𝙍 - 𝙘𝙤𝙣𝙙𝙞𝙫𝙞𝙙𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙥𝙞𝙖𝙩𝙩𝙞 𝙙𝙖𝙡 𝙢𝙤𝙣𝙙𝙤 <br><br>𝙃𝟭𝟵:𝟯𝟬 <br>𝙇𝙞𝙫𝙚 𝙘𝙤𝙣 Unpluggedmusique <br><br>Da tempo ormai sentiamo parlare di ragazz3 di seconda generazione, di giovani come di un fenomeno incompreso, sconosciuto, persino da criminalizzare, accendendo i riflettori su una soggettività in particolare, senza vedere realmente il contesto. Senza ascoltare chi quelle esperienze le vive e vorrebbe raccontarle in prima persona, senza semplificazioni o mistificazioni. <br>Occorre spogliarci dei nostri privilegi e comprendere le variegate manifestazioni di quello che viene additato con un generico “disagio”.<br><br>Mercoledì 5 marzo, assieme al collettivo Immigrital proveremo ad analizzare desideri, linguaggi e contraddizioni di giovani e giovanissim3 che subiscono lo scempio delle narrazioni politiche e mediatiche che relegano queste soggettività ai margini delle metropoli, producendo ghettizzazione e e instillando la diffidenza nell3 abitanti dei quartieri. <br><br>Siamo stanch3 di vedere queste posizioni predominare nei canali di informazione, vogliamo riappropriarci dei discorsi che parlano di noi, dei nostri quartieri, della nostra età, degli spazi di possibilità che cerchiamo di conquistarci in un presente così complesso e spesso costringente e costruire insieme prospettive di riscatto, spezzare il ricatto tra miseria, sfruttamento e strada.<br><br>A seguire un iftar condiviso con sapori dal mondo e un live con Unpluggedmusique !<br><br>✨</p>

balotta.org/event/comet

Balotta · Carracci Casa ApertaUna lacerante vicenda ha attraversato la nostra esperienza negli ultimi mesi. Sbattuta in prima pagina dal sensazionalismo dei media e usata strumentalmente dalla destra cittadina. Non vogliamo tuttavia che il frame che si è tentato di costruire ci imponga un contesto in cui doverci "difendere" come esperienza di lotta per l'abitare mettendo in secondo piano il tema della violenza di genere. Un frame che ha strappato a chi abita in Carracci, e vive sulla propria pelle l'intersecarsi delle linee di oppressione, la possibilità di prendere parola, di raccontarsi o di urlare a squarciagola "Sorella io ti credo". Perché così è, sempre e comunque.  Sappiamo che la casa può essere luogo di cura, ma anche, troppo spesso, di violenza, un diritto fondamentale ma anche un luogo di conflitto. Gli spazi che costituiamo si dipanano su tante linee di oppressione, e quando li costruiamo nella loro quotidianità non sono avulsi dalle violenze di cui é pregna la società. Per questo pensiamo che sia solo continuando ad aprirli che possiamo provare ad agire e contrastare le oppressioni. Anche per questo lanciamo per il prossimo 18 luglio la giornata Carracci Casa Aperta. Dando voce in primo luogo a chi vive e anima queste quotidianità di lotta, per costruire assemblaggi e contaminazioni, con l'intenzione di rafforzare una voce e una pratica collettiva trasformativa.  Vogliamo dunque parlare di diritto all'abitare e di violenza di genere, che purtroppo inevitabilmente attraversa anche la nostra lotta, che vive di una serie di linee di oppressione..di genere, di razza, di classe.  Venite in Carracci, venite a conoscerci, venite a provare a costruire con noi nuovi strumenti con cui lottare contro la violenza di genere lottando per il diritto all'abitare.  Ci immaginiamo una giornata di laboratori che possano rigenerare delle progettualità, e un momento di discussione e microfono aperto. Invitiamo chiunque avesse proposte a contattarci.  Ci vediamo il 18!
BalottaDONNE, RAZZA E CLASSE - Dialogo a più lingue dagli input di Marie Moïse𝐃𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐨 𝐚 𝐩𝐢ù 𝐥𝐢𝐧𝐠𝐮𝐞 𝐝𝐚𝐠𝐥𝐢 𝐢𝐧𝐩𝐮𝐭 𝐝𝐢 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐞 𝐌𝐨ï𝐬𝐞 𝐋𝐢𝐧𝐞𝐞 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐫𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐭𝐫𝐚 𝐥𝐨𝐭𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥'𝐚𝐛𝐢𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐞 𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞. المرأة والعرق والطبقة حوار متعدد اللغات من مداخلات ماري مويز خطوط الجندر والعرق بين النضالات من أجل الإسكان والحراك النسوي العابر Multilingual dialogue from Marie Moïse's inputs. Gender and race in housing and transfeminist movements. Dialogue à plus langues avec les inputs de Marie Moïse. Lignes de genre et race dans les luttes pour l'habiter et les mobilitations transféministes. Siamo le soggettività che nel corso di questi mesi si sono rese protagoniste delle lotte per l'abitare a Bologna. Siamo approdate, tra sportelli d'inchiesta e mutuo aiuto su casa e migrazioni, picchetti antisfratto, soccorso alle popolazioni colpite dall'alluvione in Emilia Romagna e numerose altre iniziative, alla riappropriazione abitativa di Via Carracci 63. Un progetto di Casa Comune all'interno del quale si intrecciano da mesi sguardi, bisogni, desideri di soggetti diversi tra loro, che si continuano a chiedere come lottare insieme per un nuovo abitare, più che degno in tutte le forme in cui si può concretizzare. In particolare, in un momento come quello che stiamo vivendo percepiamo le ricadute materiali del contesto di guerra globale e multipolare all'interno del quale ci troviamo, e il loro approfondirsi e plastificarsi attraverso le politiche di questo governo guerrafondaio, che stanno realizzando tagli al welfare, ai centri antiviolenza, all'educazione, ai servizi in generale, promuovendo quella che è una gestione militare a qualsiasi problema di ordine sociale, dall'abitare alla migrazione. E' proprio da bisogni e necessità che abbiamo riconosciuto, oltre a quello di avere una casa in cui vivere e lottare, che nascono esperienze come quella del Doposcuola autogestito, della Scuola d'italiano e della futura Assemblea Migranti. Risulta evidente quindi, anche a partire del nostro spaccato l'intrecciarsi di linee di oppressione differenti: il genere, la razza, la classe. Nel nostro piccolo abbiamo costruito una rete di relazioni altre che ci ha permesso di vivere forme di ridistribuzione della cura che ci piace pensare come forme di sciopero alternativo e permanente dal lavoro riproduttivo, e che ci servono per muovere i primi passi di liberazione dalla violenza domestica e da quella del lavoro riproduttivo stesso, portando all'esterno rivendicazione e pretesa e cercando di legarci alle istanze delle lavoratrici dei servizi, il cui sfruttamento sul lavoro che si concretizza in paghe misere, straordinari non retribuiti, appelli al sacrificio, giustificati proprio dall'ipotesi di una loro naturale propensione alla cura e alla sensibilità in quanto donne e a chi come noi, al di fuori della nostra esperienza vive le stesse situazioni. Per noi quindi, abitare significa, si, avere una casa dentro cui decostruire dinamiche familiari stereotipate e ruoli di genere, ma anche creare reti sul territorio che ci permettano di ridistribuire il lavoro riproduttivo, accesso al welfare e ai servizi e creare una circolarità nelle lotte e nelle rivendicazioni. Alle porte dell'ottavo anno in cui l'8 Marzo sarà sciopero globale femminista e transfemminista contro la violenza patriarcale lanciato dal Movimento di NonUnaDiMeno pensiamo sia necessario continuare a chiederci come poter intrecciare piani di discussione e di pratica e proponiamo un momento di riflessione e dibattito, aperto a tutt3, che parta dagli input di Marie Moïse, co-traduttrice dell'edizione del 2018 del testo Donne, Razza, Classe di Angela Davis, invitando compagn3 di lotta transfemminist3, lavorator3 delle cooperative sociali e del pubblico impiego nel mondo dei servizi e chiunque abbia il desiderio a confrontarsi con noi. 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐞 𝐌𝐨ï𝐬𝐞, attivista e femminista italo-haitiana, scrive di razzismo, femminismo e relazioni di cura. È co-autrice di Future. Il domani narrato dalle voci di oggi (Effequ 2019) e co-traduttrice di Donne, razza e classe di Angela Davis (Alegre, 2018). 𝐃𝐨𝐧𝐧𝐞, 𝐫𝐚𝐳𝐳𝐚, 𝐜𝐥𝐚𝐬𝐬𝐞 𝐝𝐢 𝐀𝐧𝐠𝐞𝐥𝐚 𝐃𝐚𝐯𝐢𝐬 Uscito per la prima volta negli Usa nel 1981, è considerato uno dei testi pioneristici del femminismo odierno. È con questo fondamentale lavoro infatti che Angela Davis ha aperto un nuovo metodo di ricerca che appare più attuale che mai: l’approccio che interconnette i rapporti di genere, razza e classe. Il libro sviluppa un saggio scritto in carcere nel 1971, uno studio storico sulla condizione delle afroamericane durante lo schiavismo volto a riscoprire la storia dimenticata delle ribellioni delle donne nere contro la schiavitù. Racconta episodi tragici della storia degli Stati Uniti, frutto di miti ancora in voga come quello dello “stupratore nero” e della superiorità della “razza bianca”, ma anche eccezionali e coraggiosi momenti di resistenza. Raccontando le storie di alcune delle figure chiave della lotta per i diritti delle donne, delle nere e dei neri, e della working class statunitense, ricostruisce i rapporti tra il movimento suffragista e quello abolizionista, gli episodi di sorellanza tra bianche e nere ma anche le contraddizioni tra un movimento prevalentemente bianco e di classe media e le lotte e i bisogni delle donne nere e delle lavoratrici. Tensioni e contraddizioni che si ripresentano di nuovo tra il movimento femminista degli anni Sessanta e Settanta e le afroamericane. La lezione principale di Angela Davis è quella di abbandonare l’idea di un soggetto “donna” omogeneo, nella convinzione che qualsiasi tentativo di liberazione, per essere realmente universalista, deve considerare la storia e la stratificazione delle esperienze e dei bisogni dei diversi soggetti in gioco. Un testo che offre prospettive cruciali per il rinnovamento profondo di teorie, linguaggi e obiettivi del movimento femminista, in una fase storica come quella odierna segnata da una presenza crescente di donne migranti in Italia e in Europa, e un sempre più allarmante ritorno del razzismo. 𝐃𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐨 𝐚 𝐩𝐢ù 𝐥𝐢𝐧𝐠𝐮𝐞 𝐝𝐚𝐠𝐥𝐢 𝐢𝐧𝐩𝐮𝐭 𝐝𝐢 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐞 𝐌𝐨ï𝐬𝐞 𝐋𝐢𝐧𝐞𝐞 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐫𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐭𝐫𝐚 𝐥𝐨𝐭𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥'𝐚𝐛𝐢𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐞 𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞. المرأة والعرق والطبقة حوار متعدد اللغات من مداخلات ماري مويز خطوط الجندر والعرق بين النضالات من أجل الإسكان والحراك النسوي العابر Multilingual dialogue from Marie Moïse's inputs. Gender and race in housing and transfeminist movements. Dialogue à plus langues avec les inputs de Marie Moïse. Lignes de genre et race dans les luttes pour l'habiter et les mobilitations transféministes. Siamo le soggettività che nel corso di questi mesi si sono rese protagoniste delle lotte per l'abitare a Bologna. Siamo approdate, tra sportelli d'inchiesta e mutuo aiuto su casa e migrazioni, picchetti antisfratto, soccorso alle popolazioni colpite dall'alluvione in Emilia Romagna e numerose altre iniziative, alla riappropriazione abitativa di Via Carracci 63. Un progetto di Casa Comune all'interno del quale si intrecciano da mesi sguardi, bisogni, desideri di soggetti diversi tra loro, che si continuano a chiedere come lottare insieme per un nuovo abitare, più che degno in tutte le forme in cui si può concretizzare. In particolare, in un momento come quello che stiamo vivendo percepiamo le ricadute materiali del contesto di guerra globale e multipolare all'interno del quale ci troviamo, e il loro approfondirsi e plastificarsi attraverso le politiche di questo governo guerrafondaio, che stanno realizzando tagli al welfare, ai centri antiviolenza, all'educazione, ai servizi in generale, promuovendo quella che è una gestione militare a qualsiasi problema di ordine sociale, dall'abitare alla migrazione. E' proprio da bisogni e necessità che abbiamo riconosciuto, oltre a quello di avere una casa in cui vivere e lottare, che nascono esperienze come quella del Doposcuola autogestito, della Scuola d'italiano e della futura Assemblea Migranti. Risulta evidente quindi, anche a partire del nostro spaccato l'intrecciarsi di linee di oppressione differenti: il genere, la razza, la classe. Nel nostro piccolo abbiamo costruito una rete di relazioni altre che ci ha permesso di vivere forme di ridistribuzione della cura che ci piace pensare come forme di sciopero alternativo e permanente dal lavoro riproduttivo, e che ci servono per muovere i primi passi di liberazione dalla violenza domestica e da quella del lavoro riproduttivo stesso, portando all'esterno rivendicazione e pretesa e cercando di legarci alle istanze delle lavoratrici dei servizi, il cui sfruttamento sul lavoro che si concretizza in paghe misere, straordinari non retribuiti, appelli al sacrificio, giustificati proprio dall'ipotesi di una loro naturale propensione alla cura e alla sensibilità in quanto donne e a chi come noi, al di fuori della nostra esperienza vive le stesse situazioni. Per noi quindi, abitare significa, si, avere una casa dentro cui decostruire dinamiche familiari stereotipate e ruoli di genere, ma anche creare reti sul territorio che ci permettano di ridistribuire il lavoro riproduttivo, accesso al welfare e ai servizi e creare una circolarità nelle lotte e nelle rivendicazioni. Alle porte dell'ottavo anno in cui l'8 Marzo sarà sciopero globale femminista e transfemminista contro la violenza patriarcale lanciato dal Movimento di NonUnaDiMeno pensiamo sia necessario continuare a chiederci come poter intrecciare piani di discussione e di pratica e proponiamo un momento di riflessione e dibattito, aperto a tutt3, che parta dagli input di Marie Moïse, co-traduttrice dell'edizione del 2018 del testo Donne, Razza, Classe di Angela Davis, invitando compagn3 di lotta transfemminist3, lavorator3 delle cooperative sociali e del pubblico impiego nel mondo dei servizi e chiunque abbia il desiderio a confrontarsi con noi. 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐞 𝐌𝐨ï𝐬𝐞, attivista e femminista italo-haitiana, scrive di razzismo, femminismo e relazioni di cura. È co-autrice di Future. Il domani narrato dalle voci di oggi (Effequ 2019) e co-traduttrice di Donne, razza e classe di Angela Davis (Alegre, 2018). 𝐃𝐨𝐧𝐧𝐞, 𝐫𝐚𝐳𝐳𝐚, 𝐜𝐥𝐚𝐬𝐬𝐞 𝐝𝐢 𝐀𝐧𝐠𝐞𝐥𝐚 𝐃𝐚𝐯𝐢𝐬 Uscito per la prima volta negli Usa nel 1981, è considerato uno dei testi pioneristici del femminismo odierno. È con questo fondamentale lavoro infatti che Angela Davis ha aperto un nuovo metodo di ricerca che appare più attuale che mai: l’approccio che interconnette i rapporti di genere, razza e classe. Il libro sviluppa un saggio scritto in carcere nel 1971, uno studio storico sulla condizione delle afroamericane durante lo schiavismo volto a riscoprire la storia dimenticata delle ribellioni delle donne nere contro la schiavitù. Racconta episodi tragici della storia degli Stati Uniti, frutto di miti ancora in voga come quello dello “stupratore nero” e della superiorità della “razza bianca”, ma anche eccezionali e coraggiosi momenti di resistenza. Raccontando le storie di alcune delle figure chiave della lotta per i diritti delle donne, delle nere e dei neri, e della working class statunitense, ricostruisce i rapporti tra il movimento suffragista e quello abolizionista, gli episodi di sorellanza tra bianche e nere ma anche le contraddizioni tra un movimento prevalentemente bianco e di classe media e le lotte e i bisogni delle donne nere e delle lavoratrici. Tensioni e contraddizioni che si ripresentano di nuovo tra il movimento femminista degli anni Sessanta e Settanta e le afroamericane. La lezione principale di Angela Davis è quella di abbandonare l’idea di un soggetto “donna” omogeneo, nella convinzione che qualsiasi tentativo di liberazione, per essere realmente universalista, deve considerare la storia e la stratificazione delle esperienze e dei bisogni dei diversi soggetti in gioco. Un testo che offre prospettive cruciali per il rinnovamento profondo di teorie, linguaggi e obiettivi del movimento femminista, in una fase storica come quella odierna segnata da una presenza crescente di donne migranti in Italia e in Europa, e un sempre più allarmante ritorno del razzismo.
BalottaCostruire l’ecosistema della giustizia climatica17 novembre, ore 18:00 – Ex Centrale Costruire l’ecosistema della giustizia climatica Un anno fa, un corteo di 30 mila persone invadeva il Passante di Bologna, facendo convergere su quel nastro d’asfalto lotte sociali ed ecologiste, diritti e rivendicazioni. Dietro allo slogan ‘fine del mese, fine del mondo, stessa lotta’, il 22 ottobre 2022 striscioni, parole e suggestioni ‘convergevano per insorgere’. Un anno dopo, la potenza evocativa di quel percorso è ancora parte delle suggestioni che vogliamo costruire. Nell’incontrare collettivi di operai, studentesse e studenti, attiviste transfemministe, occupanti di case e studentati, abbiamo imparato a tratteggiare i lineamenti di quella che chiamiamo giustizia climatica. A maggio, mentre spalavamo il fango dalle case alluvionate della nostra regione, abbiamo visto ancora una volta l’ingiustizia della crisi climatica, le cui cause sono da ascrivere a chi ha di più, mentre le catastrofiche conseguenze colpiscono più duramente chi ha meno. Affrontare la crisi climatica significa sciogliere i nodi sociali che ne sono alla base: è crisi climatica l’arricchimento di pochi e la precarizzazione delle vite di tante; la messa a valore dei territori, che trasforma i costi ambientali in danni collaterali; la mercificazione della dimensione urbana, che trasforma gli spazi di vita e di relazione sociale in prodotti; la tecnologia al servizio del profitto, e non dei nostri bisogni e delle nostre ambizioni. In questi anni Bologna è profondamente cambiata. Se, da sempre, la città è stata approdo di tante studentesse e studenti, in questi anni abbiamo visto aumentare sia il turismo, sia gli investimenti. Piattaforme, studentati, grandi eventi, ma anche infrastrutture come il Tecnopolo, hanno fatto di Bologna una destinazione ambita, non solo per chi vuole visitarla, ma anche per chi vorrebbe viverla. D’altra parte, questi cambiamenti condizionano sempre più la quotidianità di tante e tanti, ridefiniscono la dimensione metropolitana, e hanno ricadute materiali sul tessuto urbano e sulla sua socialità, creando nuove diseguaglianze, spazi di esclusione, e ponendoci di fronte a nuove sfide ambientali. In questo contesto, vogliamo continuare a cercare i nessi che legano i tanti percorsi sociali che attraversano la nostra città, guardando alla giustizia climatica come a un ecosistema di bisogni e suggestioni, sogni e progettualità.  Come, nella metropoli che cambia, immaginiamo l’ecosistema della giustizia climatica? Ne discutiamo venerdì 17 novembre alle ore 18:00 a Ex Centrale con: * Laboratorio Smaschieramenti * Into the Black Box * Amanda * PLAT – Piattaforma di Intervento Sociale * ORA – Officina per l’ambiente * Un Altro Appennino è possibile  A seguire, cena e festa di autofinanziamento [https://www.bolognaforclimatejustice.it/eventi/climate-justice-party/] di Bologna for Climate Justice