
Balotta · Il braccio armato del potere. Storie e idee per conoscere la polizia italianaGiulia Fabini e Simone Tuzza ne parlano con l'autore.
Il braccio armato del potere. Storie e idee per conoscere la polizia italiana
(Nottetempo, 2024)
Nella storia dell’Italia contemporanea la polizia ha giocato un ruolo di primo
piano nella gestione del potere e le sue vicissitudini sono legate a doppio filo
con quelle della società e del paese. Per questa ragione, analizzarne continuità
e trasformazioni istituzionali da una prospettiva di lungo periodo, che
dall’Unità d’Italia arriva fino a oggi, è fondamentale per riflettere su
questioni tuttora centrali nella vita democratica, come i problemi e le
distorsioni che riguardano il ruolo e il funzionamento delle forze dell’ordine.
Oltre ad aspetti strutturali critici come la pluralità e la complessità del
comparto sicurezza italiano, da questa ricostruzione emergono deformazioni
evidenti sul piano politico, organizzativo e pratico: la carenza di
coordinamento tra i corpi, l’eccessiva vicinanza della polizia ai governi e la
grossa influenza esercitata dal potere militare, che da sempre condiziona la
gestione dell’ordine e della pubblica sicurezza. Problemi mai del tutto risolti
investono anche, su un livello diverso, la vita e la concreta operatività degli
uomini e delle donne appartenenti alle forze di polizia, le cui esperienze si
incrociano con schemi culturali e mentalità istituzionali resistenti al
cambiamento.
Argomenti come la riforma strutturale del comparto, la democratizzazione dei
corpi e la sindacalizzazione del personale sono dunque ancora all’ordine del
giorno, così come è sempre attuale e gravissima la questione degli abusi, delle
torture e, in alcuni casi, degli omicidi commessi da persone in uniforme:
violenze che, negli ultimi vent’anni, sembrano tornare a riguardare soprattutto
le categorie ritenute socialmente “indesiderabili”, in base a politiche
securitarie che trasformano la polizia in un ammortizzatore per respingere la
“devianza” ai margini della collettività.
Michele Di Giorgio (Campobasso, 1984) è ricercatore post-doc all’Università di
Bari. Dopo aver conseguito il dottorato in Storia sociale europea all’Università
Ca’ Foscari di Venezia, ha svolto attività di ricerca all’Università di Pisa e
all’Università di Siena. Si occupa principalmente di storia delle polizie
nell’Italia contemporanea, oltre che di polizia scientifica, identificazione e
sorveglianza tra Ottocento e Novecento.
Giulia Fabini, criminologa critica, è ricercatrice junior presso il Dipartimento
di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna e insegna Criminology of the
borders presso lo stesso ateneo. Si occupa di controllo dei confini, detenzione
amministrativa, polizia, carcere.
Simone Tuzza, criminologo, è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di
Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna, ateneo dove
insegna Sociologia della devianza e Criminologia. Si occupa di polizia, hate
speech e abuso sui minori.