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#giuliafabini

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Balotta · Il carcere è tra noi… liberiamoci dal carcere– alle 19,45: cena sociale a sostegno della trasmissione radiofonica “Mezz’ora d’aria” (sulle frequenze di Radio Città Fujiko) – alle 21,15: presentazione del numero 25 [https://jacobinitalia.it/rivista/regime-di-massima-sicurezza/] della rivista Jacobin Italia con lo speciale sull’universo carcerario “Speciale di massima sicurezza”; discussione sulla situazione del carcere di Bologna e sulla pubblicazione [https://momoedizioni.it/catalogo/l-piu-grande-attacco-alla-liberta-di-protesta-della-storia-repubblicana-italiana/] di Antigone sul disegno di legge Meloni/Salvini, “Il più grande attacco alla libertà di protesta della storia repubblicana italiana”, guardando alle norme che introduce e ai comportamenti che reprime. Interverranno: – Martina Lo Cascio della redazione di Jacobin Italia [https://jacobinitalia.it/] – docente all’Università di Palermo – Cecco Bellosi dell’Associazione Comunità Il Gabbiano [https://gabbianoodv.it/] che, in Lombardia, si occupa di tossicodipendenti, persone con problemi di sofferenza psichica, detenuti, minori in difficoltà – Giula Fabini, presidente di Antigone Emilia-Romagna [https://www.facebook.com/AntigoneEmiliaRomagna/] Il carcere incombe nella nostra società. Nelle esortazioni a «gettare la chiave» delle celle, nelle detenzioni amministrative per i migranti e nelle norme del Ddl Sicurezza del governo Meloni. Il numero 25 di Jacobin Italia ci permette di indagare le prigioni come spia della fase politica più generale, cercando di rompere l’isolamento concettuale e materiale tra la situazione dentro le prigioni e il mondo circostante. Ma è anche un modo per indagare su nuovi punti di vista e immaginare collettivamente una giustizia alternativa a quella penitenziaria. Mentre il governo Meloni è in procinto di approvare il Ddl Sicurezza, ci sembra ancora più urgente proporre un rifiuto netto al giustizialismo e un radicale ripensamento del regime carcerario. Pensiamo infatti che i rischi correlati ai contenuti delle norme presenti nel pacchetto sicurezza, l’introduzione di “zone rosse”, l’aumento delle pene e di misure preventive i Daspo urbani e i fogli di via non facciano altro che alimentare la repressione e il sovraffollamento delle carceri producendo così maggiore marginalità sociale e disuguaglianze. La presentazione del numero speciale di Jacobin e della pubblicazione di Antigone sul Ddl Sicurezza sarà un’occasione per fare un viaggio nella situazione carceraria e penale nel nostro paese, concentrandoci su cosa significa attraversare il carcere. E sabato 22 febbraio tutte/i alla manifestazione regionale contro il Ddl Sicurezza [https://vag61.noblogs.org/post/2025/02/11/manifestazione-regionale-contro-il-ddl-sicurezza/], alle 15 in piazza XX Settembre

Il carcere è tra noi… liberiamoci dal carcere

<p>Vag61, venerdì 21 febbraio alle ore 19:45 CET</p><p><em>– alle 19,45:</em> <strong>cena sociale a sostegno della trasmissione radiofonica “Mezz’ora d’aria”</strong> (sulle frequenze di Radio Città Fujiko)</p><p><em>– alle 21,15:</em> presentazione del <a target="_blank" href="jacobinitalia.it/rivista/regim">numero 25</a> della rivista Jacobin Italia con lo speciale sull’universo carcerario <strong>“Speciale di massima sicurezza”</strong>; discussione sulla situazione del carcere di Bologna e sulla <a target="_blank" href="momoedizioni.it/catalogo/l-piu">pubblicazione</a> di Antigone sul disegno di legge Meloni/Salvini, <strong>“Il più grande attacco alla libertà di protesta della storia repubblicana italiana”</strong>, guardando alle norme che introduce e ai comportamenti che reprime.</p><p>Interverranno:</p><p>– <strong>Martina Lo Cascio</strong> della redazione di <a target="_blank" href="jacobinitalia.it/">Jacobin Italia</a> – docente all’Università di Palermo</p><p>– <strong>Cecco Bellosi</strong> dell’<a target="_blank" href="gabbianoodv.it/">Associazione Comunità Il Gabbiano</a> che, in Lombardia, si occupa di tossicodipendenti, persone con problemi di sofferenza psichica, detenuti, minori in difficoltà</p><p>– <strong>Giula Fabini</strong>, presidente di <a target="_blank" href="facebook.com/AntigoneEmiliaRom">Antigone Emilia-Romagna</a></p><p>Il carcere incombe nella nostra società. Nelle esortazioni a «gettare la chiave» delle celle, nelle detenzioni amministrative per i migranti e nelle norme del Ddl Sicurezza del governo Meloni.</p><p>Il numero 25 di Jacobin Italia ci permette di indagare le prigioni come spia della fase politica più generale, cercando di rompere l’isolamento concettuale e materiale tra la situazione dentro le prigioni e il mondo circostante. Ma è anche un modo per indagare su nuovi punti di vista e immaginare collettivamente una giustizia alternativa a quella penitenziaria. Mentre il governo Meloni è in procinto di approvare il Ddl Sicurezza, ci sembra ancora più urgente proporre un rifiuto netto al giustizialismo e un radicale ripensamento del regime carcerario. Pensiamo infatti che i rischi correlati ai contenuti delle norme presenti nel pacchetto sicurezza, l’introduzione di “zone rosse”, l’aumento delle pene e di misure preventive i Daspo urbani e i fogli di via non facciano altro che alimentare la repressione e il sovraffollamento delle carceri producendo così maggiore marginalità sociale e disuguaglianze.</p><p>La presentazione del numero speciale di Jacobin e della pubblicazione di Antigone sul Ddl Sicurezza sarà un’occasione per fare un viaggio nella situazione carceraria e penale nel nostro paese, concentrandoci su cosa significa attraversare il carcere.</p><p><strong>E sabato 22 febbraio tutte/i alla </strong><a target="_blank" href="vag61.noblogs.org/post/2025/02"><strong>manifestazione regionale contro il Ddl Sicurezza</strong></a><strong>, alle 15 in piazza XX Settembre</strong></p>

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[2024-09-24] Una violenza “normale”: dialogo sul potere di polizia a partire dal caso bolognese @ Vag61 balotta.org/event/una-violenza .unvocabolariodell'ordine

Balotta · Una violenza “normale”: dialogo sul potere di polizia a partire dal caso bolognese– alle 19: discussione collettiva – a seguire: cena sociale Negli ultimi tempi le tante esperienze di conflitto sociale che attraversano Bologna sono state in grado di aprire fertili contraddizioni nel contesto politico cittadino e di movimentare il dibattito pubblico, dovendo però fare i conti con l’ennesima ondata di criminalizzazione e compressione del dissenso: alla raffica di denunce e misure cautelari si sono affiancate numerose circostanze in cui le forze di polizia si sono rese protagoniste di gravi violenze durante la manifestazioni, intimidazioni, molestie, uso del taser. Situazioni simili si sono verificate anche in altre città e a livello nazionale, contemporaneamente, il Governo ha impresso una preoccupante accelerazione alle politiche autoritarie e securitarie perseguite negli anni da centrodestra e centrosinistra, soffocando duramente i diritti e le libertà di chi porta avanti lotte sociali, scende in piazza o vive all’interno di luoghi di detenzione. Ma quanto c’è di eccezionale in tutto questo? Quanto, invece, la violenza della polizia è tanto discrezionale quanto “normale”, perchè il suo agire è strutturalmente guidato non dall’obiettivo di combattere il crimine, come molte/i tendono a pensare, bensì da quello di preservare un ordine sociale e difendere lo status quo, riproducendo classi e gerarchie? E su quali strumenti ragionare per contrastare il potere di polizia? Ne parliamo con Giulia Fabini, Enrico Gargiulo e Simone Tuzza (autorə del libro “Polizia. Un vocabolario dell’ordine” – Mondadori, 2024) insieme a Francesca Cancellaro (avvocata), a Valerio Monteventi (Vag61) e ad attivistə di Plat, Làbas e altre realtà sociali. * Polizia. Un vocabolario dell’ordine. Il libro prova a entrare nel ‘laboratorio segreto’ della polizia, dove le distinzioni sociali e le gerarchie sono riprodotte, le classi «pericolose» sono separate da quelle «laboriose» e chi sta ai margini viene tenuto a bada. Contribuendo a plasmare una società ordinata e rispettosa dei valori condivisi dalla maggioranza della popolazione e dal potere politico, l’istituzione poliziale agisce per mantenere lo status quo. Attraverso un approccio critico, il volume intende demistificare un immaginario piuttosto diffuso e radicato, che vede la polizia titolare della missione costitutiva di prevenire e reprimere il crimine, e vuole provare a fornire una lettura differente: l’istituzione poliziale agisce come catena di trasmissione delle visioni e degli orientamenti valoriali che le sono propri e che caratterizzano il contesto di cui è parte, contribuendo a plasmare un ordine sociale piramidale e stratificato. Giulia Fabini Criminologa critica, è ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna. Si occupa di controllo dei confini, detenzione amministrativa, polizia, carcere. Enrico Gargiulo Sociologo, è professore associato e insegna presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna. Si occupa di cittadinanza, immigrazione, strumenti di governo delle popolazioni e polizia. Simone Tuzza Criminologo, è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna, ateneo dove insegna Sociologia della devianza e Criminologia. Si occupa di polizia, hate speech e abuso sui minori.
BalottaPresentazione del XX Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione – “Nodo alla gola”Intervengono: Valeria Verdolini (presidente di Antigone Lombardia e ricercatrice) Elia De Caro (difensore civico di Antigone e avvocato del Foro di Bologna) Valerio Monteventi (Vag61) Modera: Giulia Fabini (presidente di Antigone Emilia-Romagna) A seguire: Dibattito aperto e poi cena sociale Anche quest’anno, Antigone pubblica il Rapporto sulle condizioni di detenzione, frutto del lavoro dell’Osservatorio che, dal 1998, visita tutte le carceri in Italia grazie a un’autorizzazione annuale del ministero della Giustizia. Il rapporto, consultabile liberamente a questo link [https://www.rapportoantigone.it/ventesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/], quest’anno è intitolato “Nodo alla Gola”. Il titolo richiama i suicidi che avvengono nelle carceri italiane, un numero percentualmente molto più alto rispetto alla società libera. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia da Covid-19, questi numeri sono aumentati significativamente, richiedendo una riflessione attenta sulle cause del malessere in carcere: non solo il sovraffollamento, che da sempre affligge il sistema italiano, ma anche la mancanza di attività, cure, spazi adeguati e personale addetto al trattamento. A titolo esemplificativo, il rapporto tra il personale giuridico-pedagogico e i detenuti è di 1 a 80, mentre quello della polizia penitenziaria è di 1 a 2. È inoltre importante considerare le variazioni delle condizioni della quotidianità detentiva tra le diverse carceri e sezioni , chiedendosi in quali condizioni si trovavano le persone che in carcere hanno deciso di togliersi la vita. Un ruolo cruciale è giocato anche dalla sofferenza mentale, spesso presente già all’ingresso in carcere o causata dall’esperienza detentiva stessa, frequentemente legata a situazioni di politossicità e trattata con psicofarmaci. Durante l’evento, parleremo delle molte forme di violenza in carcere, dalle più evidenti come gli abusi di polizia, a quelle più sottili che segnano l’esperienza di molti detenuti. Presenteremo i dati del rapporto per offrire una panoramica dello stato delle carceri in Italia, approfondendo il tema della violenza in carcere, con un focus sulla situazione dell’istituto per minorenni “Beccaria” di Milano. Dedicheremo inoltre un approfondimento alla detenzione femminile, che mostra come la quotidianità detentiva possa variare notevolmente a seconda anche del genere. Infine, discuteremo anche dell’istituto penale di Bologna. A seguire, ci sarà un dibattito e confronto aperto. Durante la serata, sarà possibile tesserarsi ad Antigone Emilia-Romagna per sostenere le attività dell’associazione.